I miei lettori sanno che amo la montagna e che da molti anni ormai passo le mie vacanze a Sappada, sulle Dolomiti ora friulane (venete fino a qualche mese fa), dove ho scritto e ambientato i racconti fantastici di Un fiorentino a Sappada (la prima edizione è del 2012, la seconda del 2017). Ogni anno, nella seconda metà di luglio, prendo il treno da Firenze insieme a un mio amico, fortunato possessore di una multiproprietà in un residence sappadino, il quale mi ospita per due settimane. Dopo una serie di cambi di treno arriviamo infine a Calalzo di Cadore, in riva all’omonimo lago, dove ci liberiamo i polmoni dall’afa opprimente di città e li riempiamo con quella fresca e frizzante delle Alpi. Appena scendiamo dal regionale entriamo in un altro mondo, fatto di paesaggi incantati antichissimi e sempre suggestivi. Da Calalzo il pullman della Dolomitibus ci porta, in un’oretta, alla nostra meta, percorrendo boschi e vallate che sembrano appartenere a un mondo di fiaba. Attraversiamo località con i nomi bilingui sui cartelli, quali Domegge, Lozzo, Santo Stefano, Campolongo (tutti rigorosamente con la dicitura “di Cadore”) dove salgono e scendono turisti e locali.
Frequentando per tanti anni questi luoghi, ed essendo un accanito lettore, praticamente un drogato di libri, era inevitabile mi venisse la curiosità di leggere qualcosa di ambientato lassù. Le mie ricerche nella biblioteca comunale di Sappada mi hanno portato a due nomi femminili: quelli di Francesca Bertuzzi e di Barbara Pascoli. A queste gentili donzelle si è affiancato anche Francesco D’Agostino, scovato da qualche parte sul web. Non ho trovato altro nella narrativa contemporanea ambientata nel Cadore, ma è comunque un buon inizio per scoprire come questa regione alpina ha ispirato scrittori non autoctoni (stranamente di autoctoni invece non ne ho trovati…). Iniziamo proprio dal D’Agostino, autore di La porta di Sabàsa (2017). Comincio da questo perché è ambientato proprio tra Calalzo e Pieve di Cadore, la “porta” delle mie vacanze dolomitiche. Francesco D’Agostino è un autore palermitano che, come me, ama queste regioni e le conosce bene: nel romanzo, un thriller soprannaturale, vengono citate varie figure mitologiche locali (i crodères, i salvàn, le anguànes e le stries) e altre più antiche e inquietanti, dal sapore lovecraftiano, quali Tuxul-lùgh e la dea preistorica Trumusiate. Divinità crudeli e sanguinarie, demoniache, con cui devono confrontarsi i troppo curiosi protagonisti – Aldo e Franz. Si tratta di due amici di vecchia data: il primo è un pittore omosessuale appassionato di esoterismo, che vive isolato nel Cadore, il secondo è l’amico forestiero che condivide la passione per l’alpinismo e viene introdotto da Aldo ai misteri della mitica città sotterranea di Sabàsa, da cui verrà la dannazione per entrambi. L’ambientazione è contemporanea ma lo stile e l’atmosfera fanno l’occhiolino ai grandi classici del gotico anglosassone, in primis Lovecraft e Poe. Tra gli autori nostrani con cui fare un confronto mi viene invece in mente Landolfi. Si tratta insomma di un romanzo breve piuttosto tradizionale, da leggersi in una serata (ideale sarebbe farlo proprio in montagna, magari durante uno dei frequenti e spettacolari temporali alpini che ricreano la giusta atmosfera). Rimanendo negli stessi luoghi tra Pieve, Calalzo e Domegge, vale senz’altro la pena di leggere il thriller di Francesca Bertuzzi, La Belva (2013), di base ambientato a Domegge nel 2012. Protagoniste sono quattro amiche, ragazze molto giovani (di età compresa tra gli undici e i diciassette anni) che sono solite passare le vacanze ospiti della nonna della narratrice: Livia, Stella, Valentina e Rebecca (Bi). La vicenda è raccontata in prima prima persona da quest’ultima, testimone dei fatti misteriosi e paurosi di un’estate che l’ha vista abbandonare improvvisamente l’infanzia per entrare nel duro mondo degli adulti. Le “cugy” sono molto unite tra loro, nonostante gli inevitabili battibecchi tra ragazzine, e dovranno fare ricorso a tutto il loro coraggio per affrontare la misteriosa “belva” che si aggira nei boschi uccidendo ragazzini. Ma si tratta di una belva soprannaturale, magari un’epidemia di zombi, o qualcosa di molto più “umano”? Al lettore lascio la soluzione dell’enigma: dirò solo che lo stile è moderno, rapido, accattivante, e la storia ti prende quasi subito per non lasciarti un attimo di respiro fino alla fine. È un romanzo che volendo si legge in una giornata, non importa dove dal momento che l’ambientazione montana non è centrale (potrebbe essere ambientata anche in campagna o comunque in un piccolo centro di vacanza, al limite anche al mare: insomma non c’è nulla di tipicamente cadorino), ma è anche a suo modo un romanzo di formazione, in cui le protagoniste diventano grandi attraverso le prove sapientemente narrate. L’autrice, nata a Roma nel 1981, è d’altronde un’esperta di scrittura: nel suo curriculum spiccano il master presso la Scuola Holden di Torino, le esperienze nel mondo del cinema e altri due romanzi precedenti (Il carnefice e Il sacrilegio): dei tre autori che cito in questo articolo e l’unica che ha pubblicato con un editore importante: Newton & Compton. Dopo Domegge proseguiamo il nostro viaggio letterario, passando vicino ad Auronzo (anch’esso citato, con il suo bellissimo lago, sia nel romanzo della Bertuzzi che in quello di Barbara Pascoli, ma ben conosciuto anche dal D’Agostino), verso il Comelico Superiore. Dopo Presenaio oltrepassiamo ufficialmente il confine tra Veneto e Friuli, che fino al novembre 2017 si trovava tra Sappada e Forni Avoltri. Tra Presenaio e Sappada non c’è granché: una segheria, una galleria, e l’orrido dell’Acquatona (che ben si presta a qualche storia da brivido). Arriviamo in paese. Fino al 2014, ossia per due anni, potevo dirmi l’unico scrittore vivente che avesse ambientato un libro a Sappada; questo prima che arrivasse la friulana (di Monfalcone) Barbara Pascoli a contendermi il primato col suo giallo L’uomo sbagliato. In realtà Sappada è solo una delle molteplici località in cui è ambientato il romanzo (Trieste, Gorizia, Grado, Atene, Londra…) ma è quella dove si svolge il clou della narrazione. A differenza degli altri due romanzi citati, qui non ci sono scene truculente e c’è anche molta ironia: si parla di storie sentimentali, di tradimenti, di viaggi. Neanche qui purtroppo Sappada è descritta in dettaglio, tuttavia il romanzo è godibile e lo stile avvincente. Trattandosi di un giallo non è bene spoilerare, quindi mi fermo qui. Successivamente alla Pascoli c’è un altro autore che ha citato Sappada in un suo libro: si tratta di Marcovalerio Bianchi, scrittore fiorentino, e del suo Le cinque vite di Simone Bosco. Uscito nel 2017, è un romanzo dal sapore fantastico, il cui protagonista si trova a rivivere cinque vite consecutive, concessegli da Dio, per riscattarsi dai propri errori. In un punto c’è un accenno alla cittadina dolomitica che vale comunque una citazione in questa breve panoramica sulla letteratura cadorina: un ricordo di una settimana bianca1.
Una curiosità: sia L’uomo sbagliato, secondo libro dell’autrice friulana, sia Le cinque vite di Simone Bosco sono stati pubblicati da Porto Seguro2; lo stesso editore fiorentino con cui ho pubblicato il mio saggio-romanzo Radici (nel 2017). In quello stesso 2017 è uscita la seconda edizione del mio Un fiorentino a Sappada, raccolta di racconti, poesie e saggi tutti rigorosamente scritti e ambientati nella località alpina, teatro delle mie vacanze estive fin dal 1995. A differenza delle opere citate fin qui, il mio libro è profondamente ancorato al territorio e lo descrive nel dettaglio. Frutto di ricerche nella locale biblioteca (dove sono conservate le due edizioni, oltre ad altri miei libri) e di anni di osservazione “sul campo”, il mio libro è prima di tutto un atto d’amore verso queste montagne e i suoi abitanti. Un fiorentino a Sappada non rientra propriamente nel genere thriller come gli altri tre romanzi “cadorini” (anche se la dicitura in copertina dice il contrario) ma si rifà al fantastico, alla fiaba, all’horror e alla fantascienza (di cui sono avido lettore): questa vena visionaria mi avvicina di più al romanzo gotico di Francesco D’Agostino, il quale ha letto successivamente e commentato il mio libro3. Con le altre autrici invece ho avuto un rapporto epistolare tramite il Web, mentre stavo leggendo le loro opere circondato dallo stupefacente scenario dolomitico. Per completezza cito anche un altro thriller, uscito proprio quest’anno, ambientato sulle Dolomiti friulane, nell’immaginario paesino di Travenì (che, come dichiara l’autrice, esiste davvero sotto un altro nome: quel nome potrebbe essere proprio quello del suo paese d’origine, Gemona del Friuli, situato anch’esso in provincia di Udine ma più a sud rispetto a Sappada). Il romanzo è Fiori sopra l’inferno di Ilaria Tuti: è un buon giallo noir che però esula un po’ dal viaggio letterario nel Cadore, pur avendo la comune cornice dolomitica. Si tratta di un’indagine del commissario di polizia Teresa Battaglia, specializzata in profiling. Massimo Acciai Baggiani
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Tra molti fiori selvaggi e pochi fiori rari.
Intorno a Prose critiche di Giorgio Caproni di Viviana Vacca Anoressia
intellettuale di Enrico Ratti Sorella morte
di Enrico Ratti NIGHT ITALIA
la rivista d’arte di Marco Fioramanti approda in casa Edizioni Psychodream di Francesco Panizzo Da Una cena elegante
alla piazza di Un mercato: scelte possibili tra Walser e la vita. di Viviana Vacca Cyberpunk
Saggio breve di Daniele Vergni |
Note
1. «Ogni anno partecipava alla settimana bianca della scuola e i suoi genitori, anche in virtù del fatto che portava sempre a casa degli ottimi voti, non potevano certo negargli questo piacere. Per Simone fu veramente memorabile la settimana bianca del febbraio del 1979, che la scuola aveva organizzato per le terze quarte e quinte, a Sappada, un paesino di circa un migliaio di abitanti della provincia di Belluno, in Veneto. Il primo giorno tutti i ragazzi della scuola furono portati a una pista per principianti dove erano attesi da diversi maestri di sci intenti a esaminarli.» (Cfr. M. Bianchi, Le cinque vite di Simone Bosco, Firenze, Porto Seguro, 2017, p. 124).
2. Sono stato proprio io a indirizzare Marcovalerio Bianchi, amico di un mio amico, presso l’editore fiorentino.
3. https://segretidipulcinella.wordpress.com/2018/08/22/un-fiorentino-a-sappada/
Bibliografia
M. Acciai Baggiani, Un fiorentino a Sappada, Martina Franca, Lettere Animate, 2017.
M. Acciai Baggiani, P. Baggiani, I. Magnelli, Radici, Firenze, Porto Seguro, 2017.
F. Bertuzzi, La belva, Roma, Newton & Compton, 2013.
M. Bianchi, Le cinque vite di Simone Bosco, Firenze, Porto Seguro, 2017.
F. D’Agostino, La porta di Sabàsa, Sanremo, Leucotea, 2017.
B. Pascoli, L’uomo sbagliato, Firenze, Porto Seguro, 2014.
I. Tuti, Fiori sopra l’inferno, Milano, Longanesi, 2018.
1. «Ogni anno partecipava alla settimana bianca della scuola e i suoi genitori, anche in virtù del fatto che portava sempre a casa degli ottimi voti, non potevano certo negargli questo piacere. Per Simone fu veramente memorabile la settimana bianca del febbraio del 1979, che la scuola aveva organizzato per le terze quarte e quinte, a Sappada, un paesino di circa un migliaio di abitanti della provincia di Belluno, in Veneto. Il primo giorno tutti i ragazzi della scuola furono portati a una pista per principianti dove erano attesi da diversi maestri di sci intenti a esaminarli.» (Cfr. M. Bianchi, Le cinque vite di Simone Bosco, Firenze, Porto Seguro, 2017, p. 124).
2. Sono stato proprio io a indirizzare Marcovalerio Bianchi, amico di un mio amico, presso l’editore fiorentino.
3. https://segretidipulcinella.wordpress.com/2018/08/22/un-fiorentino-a-sappada/
Bibliografia
M. Acciai Baggiani, Un fiorentino a Sappada, Martina Franca, Lettere Animate, 2017.
M. Acciai Baggiani, P. Baggiani, I. Magnelli, Radici, Firenze, Porto Seguro, 2017.
F. Bertuzzi, La belva, Roma, Newton & Compton, 2013.
M. Bianchi, Le cinque vite di Simone Bosco, Firenze, Porto Seguro, 2017.
F. D’Agostino, La porta di Sabàsa, Sanremo, Leucotea, 2017.
B. Pascoli, L’uomo sbagliato, Firenze, Porto Seguro, 2014.
I. Tuti, Fiori sopra l’inferno, Milano, Longanesi, 2018.
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Aldo Pardi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Marco Maurizi, Gianluca De Fazio, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Nicola Candreva, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Francesco Panizzo.
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