Sherlock Holmes e la fisica Articolo di Massimo Acciai Baggiani
«La fisica è difficile!»1, così ci mette subito in guardia l’autore di questo libro, e io – da ex studente di fisica2 – non posso che essere d’accordo. Se fosse stata facile sarebbe stata scoperta prima, giustamente argomenta Franco Bagnoli. |
Ma ciò non significa che anche i profani non possano avvicinarsi; tutto sta a trovare la chiave giusta. Penso che il tentativo di Bagnoli, che si dimostra anche un buon conoscitore del personaggio creato da Conan Doyle, rientri a buon diritto tra quelli riusciti3.
Per gli appassionati del più celebre detective inglese il titolo del romanzo-saggio di Franco Bagnoli, fisico, non può che richiamare alla mente Il taccuino di Sherlock Holmes, uscito nel 1927. Dai romanzi e racconti di Conan Doyle sappiamo che il fido compagno di Holmes, il dottor Watson, teneva un taccuino su cui prendeva appunti per narrare poi le avventure che viveva insieme all’amico Holmes. Il libro di Bagnoli riprende il celebre duo, impegnato in un’indagine molto particolare: si tratta di rintracciare niente meno che la Fisica, misteriosamente scomparsa dopo un incontro col Professore (che stavolta non è Moriarty ma Einstein). La vicenda, composta in forma di dialoghi socratici, è ambientata nel 1926: i due detective, ormai anziani, esaminano seduti comodamente nel salotto gli “indizi” forniti da Lestrade, cercando risposte a interrogativi curiosi su cui si è cimentato anche il grande fisico tedesco; perché i corsi dei fiumi tendono a diventare sempre più tortuosi? E che legame c’è con le foglie di tè girate in una tazza? E come si fa ad andare in bicicletta? A queste e a molte altre domande vengono date risposte semplici, con l’ausilio di immagini, fino alla sorprendente soluzione finale (che, trattandosi di un giallo, non spoilerò). Un libro da leggere e da gustarsi anche da chi, come me, ha capito che, parafrasando Venditti, la matematica non sarà mai il suo mestiere4. Massimo Acciai Baggiani
Note
Bibliografia
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