Solchi Sperimentali Fest è stata una tre giorni di iniziative dedicata alle musiche altre che si è svolta l’ultimo fine settimana di febbraio all’Asilo Filangieri di Napoli, uno spazio liberato (e non occupato, secondo un adeguamento lessicale, in stile politiche del nuovo millennio) che dalla sua nascita resiste come avamposto della autocostruzione culturale e della libera fruizione artistica cittadina. Uno spazio animato dunque dai lavoratori dell’immateriale, un’offerta importante nell’attuale scenario del tempo libero guadagnato.
Antonello Cresti è l’autore del testo Solchi Sperimentali. 50 anni di musiche altre edito dalla CRAC edizioni per la collana Suoni nel 2015. Una iniziativa editoriale che si pone in continuità con l’omonimo testo del 2014, dal diverso sottotitolo una guida alle musiche altre. Insomma, due facce di una stessa ricerca in grado di consegnare al pubblico italiano la traccia di un percorso che, come un’interferenza, avanza nelle pieghe del discorso musicale. Lo avvicino prima del talk organizzato durante i pre-concerti che animeranno il teatro dell’asilo, preso d’assalto da una folla di scontenti per via della sconfitta del Napoli per mano della dea bergamasca, in cerca dunque di un po’ di conforto nella sempiterna socialità musicale. Disponibile a farci una chiacchierata sul contenuto del suo testo, ci sediamo nella sala destinata al bar mentre ascolti acusmatici dati dai Muzak sono piegati dalla fruizione passiva del pubblico. AC: In breve, il libro si presenta come una retrospettiva di ascolti trasversali per dare l’idea di una musica contaminata da una alterità di stili e geografie. Il testo è animato dalla possibilità di avvicinare una lente di ingradimento dagli anni ‘60 a oggi sulla scena musicale più trascurata, mentre le interviste ai protagonisti rendicontano il bilancio di un’esperienza che mantiene la sua freschezza, malgrado il tempo trascorso. Abbiamo imparato che non esiste storia se non in rapporto alle tecnologie che la riscrivono. Così gli chiedo qualcosa del passaggio dal tempo differito al tempo reale, una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire il suono in quanto gesto. Mi dice quanto sia importante in tal senso notare come “del trapasso salta all’occhio la frammentazione tra presente e passato in quanto paradosso dell’era dell’accesso.” AC: Stiamo parlando di un lavoro che si oppone sotto traccia alla globalizzazione in quanto valorizzazione delle singole identità: nel villaggio globale l’Italia porta in dote una propria sensibilità, in cui si gioca il ruolo sempre più vitale delle periferie. Infatti, la metropoli sembra ormai atta esclusivamente a inscatolare i fenomeni creativi. Napoli si presenta dunque come una valida eccezione, dimostrando uno stato di salute incredibile, radicato altre volte in centri di minore importanza. C’è stata poi una importante, decisiva evoluzione da quando è iniziato il progetto: grande e variegato si attesta infatti il mutamento di prospettive per argomenti e suoni impiegati, oltre a una apertura generazionale che vede impegnati non solo i meno giovincelli. Oltre a un guadagnato spazio di azione per le tante musiciste che oggi si mettono in gioco, alle volte con risultati che mettono sotto scacco la sagacia dei colleghi xy. Segnali positivi, dunque. AM: Come lo definisci lo stato di salute dei generi? AC: La tendenza più viva sembra essere proprio quella dell’acusmatica con Tricoli e Belfi a guidare un palcoscenico che si è fatto scottante, soprattutto nel centro sud Italia. Altro filone che invece va avanti assecondando i ritmi dell’eterno ritorno è quello della psichedelia, che segna un po’ a macchia di leopardo la sua presenza in tutto lo stivale. AM: Antonello non manchi di sottolineare la tua personale impostazione antiaccademica, in grado di far guadagnare al discorso messo in campo le pieghe di una possibilità inclusiva e orizzontale che possa finalmente rivolgersi a tutti, dico bene? AC: Un atteggiamento dettato dall’esigenza di allargare il cerchio come risposta a uno specialismo tecnico musicale che sembra porre un bavaglio all’espressività di strumenti che nel gioco degli utenti umanizzano il discorso musicale. Lo ringrazio del tempo dedicatoci e mi metto in ascolto del suo intervento, una sorta di omelia in cui riepiloga il potenziale politico implicito nelle pratiche di produzione e ascolto musicali del genere. In conclusione, vi lascio la quarta di copertina del volume che possa guidarvi nella valutazione del testo e, perché no, vi incuriosca al punto da relazionarvi con esso. Spesso oggetto di scherno e dileggio per i suoi caratteri profondamente retrivi e imitativi, la scena musicale italiana è anche lo scrigno che racchiude centinaia di avventure nell’ambito della ricerca sonora e della sperimentazione, spesso riverite e ammirate anche in paesi stranieri. “Solchi sperimentali Italia” tenta di riannodare tutti questi fili nascosti per offrire la giusta visibilità a un panorama creativo di altissimo livello, capace di esibire assolute eccellenze nell’ambito della espressione musicale altra; un viaggio che inizia a metà anni sessanta, con gli esperimenti in ambito elettroacustico e con i primi tentativi di psichedelia free form e che arriva ai giorni nostri, dopo aver attraversato le zone più varie, dal progressive, alla musica etnica, dal R.I.O., all’ambient, passando per l’industrial, la no wave, sino ad arrivare al black metal e alla elettronica isolazionista. Antonio Mastrogiacomo
Scrivono in PASSPARnous:
Aldo Pardi, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca De Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francescsa Izzi, Antonio Mastrogiacomo, Francesco Panizzo. |
Tra molti fiori selvaggi e pochi fiori rari.
Intorno a Prose critiche di Giorgio Caproni di Viviana Vacca NIGHT ITALIA
la rivista d’arte di Marco Fioramanti approda in casa Edizioni Psychodream di Francesco Panizzo Da Una cena elegante
alla piazza di Un mercato: scelte possibili tra Walser e la vita. di Viviana Vacca Cyberpunk
Saggio breve di Daniele Vergni |
LE ALTRE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Revue Cinema diretta da Francesco Panizzo Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Francesco Panizzo Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati