Erri de Luca un sabotatore a sostegno della vita Articolo di Stefania Trotta
Valore
Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. |
Considero valore tutte le ferite.
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto. Erri De Luca (da Opera sull’acqua e altre poesie, Einaudi 2002) Vengono in mente tante cose se si pensa ai recenti fatti avvenuti, ma il fatto non sussiste. Questa poesia parla di Valore, di quelle piccole cose che tanto piccole forse non sono e che proprio per questo si tende, troppo spesso, a dare per scontate ma che sarebbe bene ricordare più spesso. Qui, si racconta di un’anima, una vita, quella di Erri De Luca che ha pubblicato il suo primo libro all’età di quarant’anni, quasi come se per scriverle certe cose ci si dovesse immergere completamente, viverle per poi tramandarle. La misura delle sue parole non è certo dettata dal caso, né risente di quel, tanto in voga, mielismo dei nostri tempi che caria il giudizio dei non pensanti, troppo occupati a seguire il coro dei ben pensanti.
Qui c’è un sentimento che risiede nel considerare che anche le più piccole cose abbiano valore, del resto se si dovesse giudicare il tutto dalla grandezza, lo stesso essere umano non sarebbe più grande di una mosca se paragonato a una montagna (“L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura” diceva Pascal). C’è un perfetto equilibrio che corre tra i momenti di calma quiete di alcuni versi e quelli che, proprio per sottolineare un intento provocatorio, trasmettono tensione persino nel suono delle singole lettere. Il tempo come il vento sono temi assai cari a De Luca che solitamente carica una forte tempra spirituale, anche grazie ai suoi studi della lingua ebraica. Mi piace, a tal proposito, ricordare un passo di Sulla traccia di Nives in cui dice: «Anche il vento della scrittura sacra, il primo, soffia piano. Al verso due, prima ancora dell’avvento della luce, l’ebraico scrive di un rùah/ vento che viaggia con ali, merahèfet, svolazza, sopra i volti delle acque. Mentre tutti i verbi di quell’inizio di mondo, sono al passato, per il vento c’è il verbo al presente, per dire che non smette». In ogni parola, se la si legge con la dovuta attenzione, traspare un rispetto profondo per ciò che ci circonda, ma visto da un terzo occhio che si rivela del tutto, proprio alla fine, con una cosciente e consapevole confessione di verità, pura nella sua integrità, di chi crede nel proprio viaggio e decide di essere un sabotatore a sostegno della vita. Stefania Trotta
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