Da quando al cinema, negli anni Venti, si consolida la narrazione e, in particolare, da quando nasce il cinema americano classico nei Trenta, i film hanno sempre corso il rischio di non essere (più) considerati (anche) delle memorabili allucinazioni, preziose finestre su un mondo visionario, esplosioni di uno sguardo poetico.
Non poche volte, infatti, l’immagine cinematografica ha dovuto sacrificarsi davanti a una storia, al rigido concatenarsi degli eventi, di fronte alla dittatura delle parole, del senso, dell’ordine e della chiarezza obbligata. Lo sa bene un regista come David Lynch che, già dai suoi primi, inquietanti cortometraggi ispirati a Francis Bacon – come Alphabet (1968) e The grandmother (1970) – ha sempre espresso il suo desiderio di esplorare la potenza conturbante dell’immagine, intesa anche come visione, momento estatico (ed estetico) abbastanza potente da poter contare quanto o più della parola e della logica immediata e a tutti i costi. Del resto, anche nei tasselli più lineari della sua filmografia – Velluto blu, Elephant man, Una storia vera – Lynch non ha mai rinunciato a esaltare la potenza deformata e deformante dello sguardo. A più di tre decenni di distanza dai suoi esordi, con Inland Empire (2007) il regista americano dimostra di non voler (e di non saper?) rinunciare alla forza estetica, lancinante e riconoscibilissima della sua poetica. In Inland Empire – Il fantasma e la cosa, Giuseppe Croce percorre sentieri inediti del labirinto sfuggente, ostile e monumentale di questo “impero della mente”, aiutandosi con alcuni riferimenti a Lacan e al fantasma di Freud (ovvero la messa in campo del desiderio non per realizzarlo, bensì per drammatizzarlo). Ci troviamo così di fronte a una pellicola somigliante a un continuo (punto) interrogativo, a un perpetuo mistero che dà inevitabilmente luogo a un ampio ventaglio di contraddizioni, spesso suggestive. Ossimori riguardanti i sentimenti dello spettatore nei confronti dell’opera, della messa in atto dei meccanismi più nascosti della macchina cinema. Con Inland Empire è come se Lynch si impossessasse dell’inconscio della macchina da presa (e il paragone con Freud si fa nuovamente inevitabile), riproponendolo in maniera personale in tutto il suo affascinante enigma. Se, per un verso, lo spettatore, infatti, si sente come respinto dall’inesauribile ermetismo del film, dall’altro, invece, egli non potrà che provare il piacere/dovere di perdersi nell’apparente confusione e incomprensibilità di tale opera per interpretarne i segni, assaporando così la possibilità che dà il cinema di cadere nei suoi processi mentali, in cui l’ossessione di comprendere tutto e subito passa in secondo piano. Anche nella parte Twin Peaks contro il blockbuster dei King Kong/Batman, Francesco Panizzo prende come punto di riferimento il genio di David Lynch, quello, appunto, di Twin Peaks, serie dopo la quale il medium televisivo non è più stato lo stesso. Qui, il suo cinema è inserito, almeno in parte, in un contesto diverso, quello dei mass media. Ma, anche in questo caso, il mondo del “signor Eraserhead” si rivela così imprevedibile e stratificato da dover essere affrontato attraverso il filtro della filosofia, rappresentata ancora per Panizzo da nomi come Lacan, Guy Debord e di altri autori rilevanti. Messo a confronto con recenti blockbuster come King Kong e Batman, Twin Peaks diventa spunto per analizzare la relazione fra i differenti contesti di fruizione di un’opera (la sala cinematografica o lo schermo televisivo), e per provare a indagare il rapporto fra utente e televisione. Arriviamo dunque a notare come, da un lato, la bellezza di Twin Peaks contenga al suo interno un’impressionante ricchezza di spunti, che partendo da un giallo – ovvero “Chi ha ucciso Laura Palmer?” - va a stimolare riflessioni che, in maniera più ampia, contemplano l’idea di Male e narcisismo insiti nel sogno americano. Dall’altro, invece, tale serie è vista anche come bandiera issata contro una becera “arte” del consumo, in opposizione a una società del trash usa e getta più deleterio. Ciò che, sicuramente, accomuna i discorsi e gli interrogativi di Croce e Panizzo, non è soltanto il cinema di un maestro come Lynch, ma anche l’idea, forte e orgogliosa, della necessità di un’esperienza cinematografica vera e propria, che assomigli a un mondo in apparenza rigorosamente scombinato (proprio come quello di Inland Empire), dietro al quale, però, vibra una moltitudine di significati che l’occhio profondo dello spettatore può cogliere in maniera stimolante e ritrovare analizzati in Criptogrammi dallo spirito critico e attento degli autori. Daniel Montigiani
Scrivono in PASSPARnous: k
Aldo Pardi, Claudia Landolfi, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Alessandro Rizzo, Fabio Treppiedi, Silverio Zanobetti, Sara Maddalena, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Alessia Messina, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Enrico Pastore, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Francesco Panizzo. |
Tra molti fiori selvaggi e pochi fiori rari.
Intorno a Prose critiche di Giorgio Caproni di Viviana Vacca NIGHT ITALIA
la rivista d’arte di Marco Fioramanti approda in casa Edizioni Psychodream di Francesco Panizzo Da Una cena elegante
alla piazza di Un mercato: scelte possibili tra Walser e la vita. di Viviana Vacca |
LE ALTRE SEZIONI di PASSPARnous:
|
Sezione
Revue Cinema diretta da Daniel Montigiani Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Enrico Pastore e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Francesco Panizzo Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati