Il repertorio di questa arte, che tutto deve all’invenzione nel 1948 della “musica concreta” per mano di Pierre Schaeffer (la musique concrete), continua a crescere in tutti i continenti, oggi arricchito da nuove opere di artisti affermati, alcuni dei quali sono oramai entrati nella storia della musica contemporanea.
Ascoltare con l'udito puro, libero da qualsiasi distrazione visiva, offre all'ascoltatore la possibilità di cercare i propri percorsi auditivi e/o pensieri sublimi, attraverso l'ascolto attivo. Questa specifica forma di “ascolto ridotto” si chiama acusmatica, dal greco antico che specifica la caratteristica di un suono di cui non vediamo la causa che lo produce. Il tentativo di individuare un nesso di causalità tra ciò che viene ascoltato e la sorgente che emette il suono viene quindi abolito. Dal gesto musicale esterno si passa al gesto musicale interno (interno all’ascolto stesso). Vengono meno, dunque, le articolazioni degli strumenti tradizionali e della loro emissione così come la solidità delle note e degli intervalli e non ultimo l’indicazione del metro. Per quanto riguarda la diffusione della musica acusmatica in concerto, solitamente è il compositore stesso a provvedere all’esecuzione (spazializzazione) del suo brano. Anzi, molti non esitano a sostenere che il concerto sia per il compositore la fase “conclusiva” dell’opera stessa. Il concerto di musica acusmatica può essere realizzato con diverse modalità di esecuzione. Per mezzo della moltiplicazione e diversificazione di punti di ascolto con diversi canali di diffusione spaziale del suono controllati in tempo reale (o differito). Ancora grazie all’utilizzo di un acousmonium, ovvero un set completo di altoparlanti (l’acousmonium è un sistema di diffusione del suono originariamente architettato da F.Bayle e originariamente fruito dal Groupe de Recherches Musicales presso la Maison de Radio France, dotato di 80 altoparlanti di differenti grandezza e forma per la diffusione di composizioni su suono fissato). Oppure attraverso la diffusione bidirezionale stereo della composizione acusmatica. Per facilitare l’ascolto della musica acusmatica a coloro che ne sono completamente a digiuno, si possono indicare (semplificando non poco, ma non è questa la sede adatta per un approfondimento più accademico della questione) alcuni parametri da tenere a mente. Innanzitutto, le variazioni di intensità, di volume e pressione sonora presenti nell’opera. Poi, l’elaborazione timbrica (lo spettro sonoro e i materiali) presente nella composizione: materiale mimetico, materiale auditivo e la loro combinazione. Ancora, il movimento del suono nello spazio, la profondità e stratificazione del materiale sonoro (monofonico o polifonico), la distanza o vicinanza (e le loro combinazioni) con cui i suoni si presentano all’ascolto, la maggiore o minore densità degli stessi, la gestualità che essi riescono a raffigurare spesso attraverso andamenti lenti o veloci (anche con l’utilizzo di accelerando e ritardando, glissandi, pulsazioni, gesti repentini o lenti ecc). Per concludere e rapsodicamente, un po’ di letteratura nel campo per chi voglia avvicinarsi all’ascolto di questa musica (omettiamo di citare tutti i compositori e le opere meritevoli fino ai giorni nostri, perché l’elenco sarebbe infinito): Pierre Henry Apocalypse de Jean [1968], Jacques Lejeune L’Invitation au départ [1984], Bernard Parmegiani La Création du monde [1984], Ake Parmerud Les Objets invisibles [1992], Hildegard Westerkamp Beneath the forest floor [1992], F.Dhomont Cycle du son [1989/1998], L. Ferrari Archives génétiquement modifiées [2000], G. Nottoli Seguendo un filo di luce [2002]. Roberto Zanata
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