R.Z.: Domenico ci puoi spiegare l’etimologia della parola “biosonologia” che sta alla base dell’Accademia dell’ascolto da te creata nel 2005?
D.S.: Più correttamente la dicitura è Accademia dell’arte IN ascolto proprio per sottolineare l’importanza non solo dell’utilizzare al meglio e al massimo la nostra capacità di sentire ed ascoltare ma per ricordare a chi utilizza il canale uditivo come veicolo per far fruire le proprie opere, che l’Arte ci ascolta ed è auspicabile che le si sappia fornire qualcosa di significativo a più livelli. Inoltre a parte le responsabilità che hanno coloro che come me usano il suono per scopo creativo e di ricerca, è sotto gli occhi di tutti che si è notevolmente ridotta non solo la nostra arte dell’ascolto, ma anche la più elementare capacità, e così pure l’opportunità di essere educati ad ascoltare. Spinto da queste osservazioni e dalla consapevolezza che trattare il materiale sonoro, specialmente attraverso le potenzialità delle tecnologie digitali ed elettroniche, non riguarda esclusivamente i livelli più superficiali della creazione e della fruizione musicale ma anche la nostra struttura biofisica e neuronale, nel 2005 ho creato l’Istituto di Biosonologia, Accademia dell’Arte in Ascolto. E qui arriviamo all’etimo: Bio (vita) sono (suono) logia (dialogo) è un neologismo da me coniato per indicare la complessa interazione sinergetica che esiste tra i fenomeni sonori e quelli biofisici. R.Z.: In che cosa consiste e su quali presupposti fondamentali si basa la tua ricerca sull’arte in ascolto? D.S.: La ricerca Biosonologica si sviluppa in due approcci principali che possono essere o meno collegati. Il primo riguarda il recupero o l’affinamento della propria capacità di ascolto, sia in termini funzionali e biofisici sia in termini emotivi e psicologici, a livello individuale e sociale. In questo senso la ritengo una forma di ecosostenibilità del suono. I presupposti che lo delineano si basano non solo sull’esperienza millenaria dell’antico sapere globale ed olistico ma anche sulla ricerca contemporanea che vanta ormai un trentennio di esperienza e documentazione scientifica relativa agli effetti sul nostro sistema biofisico e neuronale di vibrazioni sonore, risonanza simpatetica e indotta (entrainment). Una grande svolta è infatti offerta dalle nuove tecnologie che consentono di sapere perché e come usare il suono quale strumento di vibrazione per la trasformazione, rivelando il suo potere ‘riequilibrante’ ed evolutivo ed in alcuni casi (e con molta pazienza) anche terapeutico. Tutto questo grazie al nostro sofisticato (almeno in potenza) modo di percepire il suono, dunque nulla di magico, né di esoterico, né di diabolico, si tratta di un potenziale che abbiamo da sempre che sfrutta gli stessi meccanismi della fisica in natura e che dobbiamo semplicemente espandere (o riattivare). Senza entrare nel dettaglio elenco semplicemente le due fasi che delineano questo approccio: la prima è rappresentata dal consulto biosonologico (ricerca eventuali sintomi di problemi di ascolto, esame audiometrico, valutazione capacità ascolto, individuazione della propria frequenza fondamentale (tonica) in rapporto alla valutazione della coazione elastica individuale) e la seconda è rappresentata dal Training e regime biosonologico vero e proprio. Si tratta di sessioni di ascolto di tracciati frequenziali attraverso il mio sistema di Vortex Based Synthesis con o senza aggiunta di binaural beats e altri strumenti vibroacustici. In una prima fase il Training deve avvenire sotto la mia guida per poterne apprendere la tecnica, mentre in una seconda fase può essere autogestita per mantenerne il regime autonomamente. Il secondo approccio è riservato a chi intende assumere un ruolo attivo nella creazione sonora sia divenendo autore e conduttore del proprio regime biosonologico, o a chi sviluppa sistemi destinati ad un tipo di fruizione che tra i diversi canali di percezione include anche (o solo) quello inerente al suono e alla vibrazione (il nostro apparato uditivo non è l’unico ricettore acustico-vibrazionale di cui disponiamo). Una ricerca interdisciplinare che studia non solo le razioni biofisiche indotte dal suono ma che è anche in grado di esplorare le possibilità date dal rilevamento e dall’uso di dati biofisici per generare, controllare ed elaborare eventi sonori. Anche qui senza entrare nel dettaglio mi limito ad elencarne le attività principali: Creatività e arte biosonologica (creazione sonora, musicale e interdisciplinare) e Feedback biosonologico (strumenti rilevamento biofisico). R.Z.: Entrando più in media res, di che tipo di strumenti si avvale la “biosonologia” e quali sono le ripercussioni di quanto fin qui esposto sul piano più strettamente creativo? D.S.: Alcuni strumenti riguardano il rilevamento di dati biofisici di colui che io definisco un ascolta(t)tore ovvero un ascoltatore profondo e attivo al fine di utilizzarli non solo come monitoraggio delle modificazioni fisiologiche ed emotive ma anche come strumenti per la generazione, l’elaborazione ed il controllo del suono. Sinora gli strumenti adottati e sperimentati durante quelli che definisco Biosonic Labs sono: risposta emotiva (GSR, risposta galvanica della pelle), muscolare (EMG, elettromiografi, sensori di sforzo muscolare), cerebrale (EEG, elettroencefalogramma) e cinetica (video camere ad infrarossi ottimizzate per il motion tracking: Kinect e LeapMotion). Oltre al lavoro su sensori e strumenti hardware ho sviluppato un sistema di sintesi sonora che ho definito Vortex based Synthesis, ispirandomi alle teorie della Vortex based Mathematics. Anche qui evito di entrare nei dettagli perché l’argomento è davvero vastissimo e forse più per addetti ai lavori (che possono sempre contattarmi tramite il sito www.biosonologia.it). Dico solo che mi è servito a inquadrare meglio la ricerca su come e quali frequenze sfruttare al meglio per indurre risonanza ed entrainmnent per facilitare cambiamento, evoluzione e passaggi tra i diversi stati di coscienza. In particolare mi ha consentito di ideare ed implementare uno strumento in grado di creare sessioni d’ascolto ‘personalizzate’. Come ben sappiamo infatti l’ascolto ha una componente molto soggettiva ed individuale quindi ciò che funziona per un individuo non necessariamente fa altrettanto su un altro. Inoltre la possibilità di creare una sessione di ascolto che si snoda lungo un ‘tracciato frequenziale’ personalizzato va a supportare la mia convinzione che più importante delle singole frequenze sono importanti i rapporti che si instaurano tra esse, i ben noti intervalli della musica tradizionale, che nella Vortex based Synthesis divengono rapporti tra frequenze e modulazioni di esse dosandone opportunamente armonici e bande laterali. Ma qui mi fermo perché la cosa diverrebbe molto lunga, specialistica e forse noiosa per i più. I più curiosi possono sempre contattarmi tramite il sito. Questi strumenti già di per sé rappresentano un importante contributo ed un incentivo alla ideazione e progettazione di lavori creativi ed originali e restano a disposizione non solo delle mie ricerche personali sonoro-musicali ma di tutti coloro che desiderano proporre progetti in ambito Biosonologico (o più in generale ‘sound oriented’) oppure intraprendere un percorso formativo. R.Z.: Per concludere, ci puoi indicare le tappe future di questa ricerca e che tipo di risultati ti aspetti di potere illustrarci da qui a qualche mese? D.S.: Ora che a distanza di circa 9 anni il sistema ha raggiunto una sua prima formulazione compiuta vorrei sperimentarne l’efficacia e le potenzialità rivolgendomi ad una più vasta ed eterogenea platea di ascoltat(t)ori… Sarà al contempo una sorta di campagna di sensibilizzazione generale rispetto al suono e al suo potere. Di conseguenza emergerà l’importanza della nostra capacità percettivo-uditiva che è di fatto un portale d’accesso privilegiato ed eccezionale alle nostre risorse neuronali e biofisiche consentendo di nutrirle, rigenerarle ed amplificarle grazie a stimoli opportunamente calibrati. Sto pianificando in diverse città una serie di incontri esperienziali con gruppi di volontari selezionati. Durante gli incontri esporrò più in dettaglio il meccanismo di funzionamento del mio sistema e, chi lo desidera, potrà poi proseguire con una sessione di ascolto ‘biosonologico’, ovvero il trattamento a cui accennavo prima. Da questi incontri preliminari, divulgativi e collettivi si svilupperanno sessioni individuali con coloro che vorranno approfondire la sperimentazione e la pratica del sistema, non solo nella sua parte di trattamento ma anche di regime autogestito e di sviluppo creativo. Questo nel giro di qualche mese mi darà la possibilità di trarre delle deduzioni comprovate sul campo contribuendo alla ottimizzazione e alla evoluzione del sistema. Ovviamente sempre attraverso il sito www.biosonologia.it sarà possibile conoscere il calendario ed i luoghi di questi incontri o, chi lo desidera, può anche prendere contatto direttamente con me per concordare ed avviare gruppi divulgativi ed esperienziali presso città, istituzioni e associazioni dove si manifesta un interesse in tal senso. Segui il link per ulteriori informazioni: www.biosonologia.it Roberto Zanata
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