“Come molti nostri lettori sapranno, quando riflettiamo sull’epoca che stiamo vivendo e ci riferiamo all’arte, fra tutte soprattutto la musica, vedremo che gli ultimi anni sono paragonabili e riconducibili a quello storico periodo compreso nei primi 30 anni dello scorso secolo, quando, fra le due grandi guerre, Benjamin definiva i processi e lo stato dell’arte nel suo celebre L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Prendendo spunto da alcuni aspetti teorici di quest’opera per guardare ai tempi che stiamo vivendo e alle sue caratteristiche, ho snocciolato le classifiche dei diversi dispositivi audio hardware in un uso per capire quali differenze epocali e che forza di rapporti con la tecnologia si siano verificati negli ultimi anni. Certo, la lettura dell’opera di Benjamin pone moltissime riflessioni, vanno spostati i parametri dal problema dei totalitarismi presenti nell’opera al problema della globalizzazione attuale, ma la questione dei valori dell’arte restano importanti allora come ai nostri giorni. Affrontando un’analisi critica dei nostri tempi seguendo Benjamin, scopriremo che ci sono due diverse macro tendenze per quanto riguarda l’approccio all’acquisto della musica da parte dei suoi fruitori, immersi ognuno nei propri target di consumatori: queste due diverse tendenze di acquisto sono gli album e i vinili. La classifica parla chiaro, prima di vedere cosa diremo fra un anno in riferimento al 2022, vediamo che per il 2021 i vinili sono nettamente meno acquistati rispetto alla vendita streaming ma negli USA i vinili hanno superato, dopo 30 anni che non accadeva, la vendita dei Cd e, al primo posto in Italia troviamo The dark side of the moon, degli immortali Pink Floyd. Al primo posto invece, della classifica degli album più venduti in Italia abbiamo Taxi Driver di Rkomi e a seguire quei gruppi o cantanti/cantautori che rientrano entro l’età adolescenziale (studi sociologici ci insegnano che ora l’adolescenza può arrivare anche fino ai 28 anni in certi casi, ma sempre più facilmente possiamo ancora riscontrarla attorno ai 23/25). Questo ci fa capire come il gran lavoro delle case discografiche e i loro media sia fondamentale per rendere i giovani sempre più aderenti all’ascolto streaming e ai nuovi sistemi tecnologici, più veloci, immediati, infiniti, condivisibili, sfruttabili. Il vinile invece ci parla dei suoi fruitori resistenti alla fugacità delle nuove tecnologie (a proposito di quelle che Benjamin definiva: “esigenze rivoluzionarie nella politica culturale”). Amanti dei suoni caldi, dei testi e delle musiche che ispirano profondità armonizzabili, ritualità più riflessive e momenti di un altro tipo di crescita. Sembra che questa frattura definisca una velocità di fruizione, metabolismo, e condivisione che definiscono due diversi approcci alla vita stessa. Se nel caso della vendita di vinili, il dispositivo diventa l’oggetto del vinile e fa le veci simboliche o allegoriche delle pitture rupestri tramite l’oggetto artistico, terapeutico e apotropaico, dove le tensioni dovute alle dinamiche sociali di un collettivo vengono dissipate o convogliate attraverso la visione della pittura, dove quindi si riesca a sentirsi immedesimati o rappresentati da queste descrizioni rupestri o musicali, nel caso della fruizione digitale, streaming, l’oggetto sembra più far parte di un commercio fine a se stesso, di chi lo utilizza e crede che l’arte serva a ringalluzzire una personalità piuttosto che stemperare la pomposa personalità di un soggetto nell’armonia con altri individui. Continuando con la classifica troveremo al decimo posto ancora i Pink Floyd con The Wall, all’ottavo Franco Battiato con il suo intramontabile La voce del padrone, al quinto Nevermind dei Nirvana e al settimo un attuale Vasco Rossi con Siamo qui. Età, generazioni a confronto, quindi, questi dati sulle vendite. Approcci diversi all’arte. Si muore un po’ per poter vivere cantava la Caselli negli anni ‘70, si deve rinunciare alla propria esaltazione e a quella che produce un certo prodotto musicale, quello più vicino alle necessità ormonali di una stolta giovinezza, si dovrebbe ritornare al venir meno di una posa, sottraendosi alle giaculatorie macdonaldiane del divismo del quarto d’ora wharoliano. Ci si dovrebbe ricordare che restano gli atti e le opere, l’artista, come sempre, lascia la dimensione corporale mentre la sua musica può diventare un classico senza tempo oppure finire nel cestino, sia reale che virtuale. Francesco Panizzo
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Intervista
a Valeria Cimò di Roberto Zanata Il progetto Noos
a cura del Moa ensemble Intervista a Marcello Liverani e Maura Capuzzo di Roberto Zanata WORMHOLES
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di Roberto Zanata |
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