“Volevo fare la rock star, affrontare Caino e l’uomo nero”, dopo anni di assenza dalla pubblicazione del suo ultimo album, Carmen Consoli ritorna in auge, autobiograficamente racconta la sua infanzia e trasversalmente anche una parte della storia del nostro paese: “Una parte di storia deve cambiare per continuare a sperare”.
Sonorità talvolta ironiche, come le aveva insegnato a perseguire lungo il suo percorso personale, il suo grande maestro e amico Franco Battiato. Cantautore che insisteva nel farle creare canzoni che disattendessero le aspettative e i desideri del pubblico, nell’audace cammino di un percorso che dovesse condurla a scoprire sempre nuove combinazioni musicali. Sonorità che comprendono tutti quegli artisti che gravitano attorno alla galassia dei cantautori cari alla Consoli: l’album è un elogio all’armonia e, anche se può sembrare non pretenzioso, è ricco di spunti melodici che provano a rischiare un certo rompere degli schemi, giocando con cat-up di anfratti musicali a volte storicizzati, mentre ripesca gran parte delle composizioni di matrice anni ‘90, ma ammiccando anche al Prog-rock dei ‘70 e alla tradizione popolare fino a traslare in Newage; più che la musica, di attualizzabile arrivano i contenuti dei testi. Un ricordare ma con gli occhi di una donna matura. Scorgeremo allora nell’album un inizio andante dove i giri di chitarra e i sound sembrano sgorgare dal mood musicale di Alanis Morissette (con Sta succedendo), fino a transitare qui e là presso umori nostalgici (in modalità Porcupine tree, nel cantato ma soprattutto nella musica), a celebrare una infanzia mai rubata, ma decisamente vista da una prospettiva maturata, o eletta a valore emotivo sostanziale e trasudante di sentimento. E anche se in Una domenica al mare dirà: “Quanti turisti avanzano con passo marziale, dove la si sente abbeverarsi da quel “Quanti fantasmi ci attraversano la strada” del maestro Battiato in Giubbe Rosse, sembra proprio lei scostarsi, fortunatamente, da un mondo sempre più privo di quei sentimenti che portano a una crescita interiore e ad “apparire” così, l’autrice, più marziana alle masse. Ma ‘l’apparire inganna’, ce lo suggerisce la sua figura in realtà per nulla marziana, è un calzino rivoltato, lo svelarsi umorale di un valore, lungo un significante cicatrizzato, intessuto di cuciture in vista, come resiliente coraggio di svelarsi più che di rivelarsi, di velarsi ancora: “Dimmi che non sogno e son desta..”, che - “Se solo ci fermassimo a respirare col cuore, daremmo un po’ di ossigeno a pensieri e parole. Se solo ci provassimo a respirare col cuore, riaccenderemmo i sogni e i lumi della ragione. La vita è una domenica al mare, un’alba nuova da guardare”. Molta è la contemporaneità che trasmette e tratta Consoli in questo album, lo fa, paradossalmente (ma neanche tanto), rispolverando ricordi e scorrendo nostalgie che in fondo sono, più che solo sue, anche un po’ di tutti, un “ritorno al mondo nuovo”, direbbe il poeta. Il valore aggiunto, “guadagnato” da una perdita, il rinvigorire personale a seguito di un’offesa subita, risarcimento morale di soprusi e schiaffi che il destino regala alla nostra disarmata impotenza, per spronarci a cercare “l’alba dentro l’imbrunire”, come direbbe ancora il Franco nazionale. Il cantautorato italiano trova in lei la speranza di continuare una traiettoria coerente a una ricchezza di senso la quale, sempre più compromessa nel nostro paese, è alterata da “musici falliti”, venditori di pozioni magiche, che la Consoli trasforma in un “pianoro di vigliacchi” e venduti , si sente: “Il mago è in pista, alziamo la musica / Rum e salsa, il mago si lancia / Muove la testa ad intermittenza / Sopra l’onda, poi giù sott’acqua / Tutti in pista, la musica impazza / Rum e salsa, il mago straparla.” La cantautrice scende dal bisogno spiccio della vetrina e si concentra sull’armonia della composizione, sulle ispirazioni ricevute e da restituire alla vita, attraverso una gratitudine intima matura e composta, posata ma senza pose. Tende ai valori da restaurare in un presente destabilizzato dagli ultimi decenni nella speranza di poter donare qualche soluzione a chi ha sentimenti di uguale traiettoria: “Come posso figlio mio insegnarti a rispettare/ Le idee e le debolezze altrui, le piante e le zanzare?/ In questa giungla inospitale, in cui a dettare legge è il predatore”. La poesia di questo album ha comunque molto da insegnare su cosa sia davvero un’arte, umilmente e come sincero mestiere, una valida alternativa alla tossicodipendenza dovuta dai “Fattori X”, e “Amici piduisti”. Come per l’uovo di Colombo seppur non così facilmente realizzabile, c’è chi voleva fare la rock star e non ci è riuscito e c’è chi ci è riuscito scoprendo e ribadendo che nella vita, le apparenze ingannano. “Svegliatevi gente, costui è un seduttore Conquista gli animi con gran fervore Offre rimedi e pene d’amore Mali impietosi, miseria, timore”. - da Mago Magone, C. Consoli - Francesco Panizzo
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