“Verso una musica della complessità” è il titolo della masterclass che si è svolta in diversi luoghi di Benevento nelle giornate del 3 e 4 ottobre 2019. A guidare la lunga riflessione che ha coinvolto numerosi studenti e studiosi sono stati i Maestri Eugenio Giordani e Walter Branchi. Invitati dal Dipartimento di Nuove Tecnologie e Linguaggi Musicali del Conservatorio Nicola Sala di Benevento, i due compositori hanno dato la possibilità di partecipare a un’esperienza didattica interdisciplinare, visti i forti rimandi alla matematica e alla filosofia nella loro prassi.
Il primo contributo alla masterclass è stato di Eugenio Giordani, il quale ha introdotto diverse problematiche: denominazioni e metalinguaggi nell’analisi compositiva e la consapevolezza del carattere organizzativo di una composizione. L’intervento ha tenuto fede alla promessa dell’evento, la possibilità di capire l’importanza del porsi domande nel campo della musica elettronica, senza rifuggire in analisi che giustificano una composizione con lo strumento utilizzato o, alternativamente, folgorazioni di ispirazione. C’è la possibilità di confrontarsi su alcuni problemi in modo più semplice, iniziando a porsi delle domande: ciò che è successo effettivamente anche durante gli ascolti delle composizioni degli studenti Anacleto Vitolo (Conservatorio G. Martucci, Salerno); Pietro Nacca (Conservatorio N. Sala, Benevento); Stefano Giampietro e Giorgio Bosso (Conservatorio S. Pietro a Majella, Napoli). Francesco Di Cristofaro (Conservatorio N. Sala, Benevento) ha interpretato una composizione di Walter Branchi per flauto bansuri, Cento giorni dopo. Alle 11 del 4 ottobre, l’incontro è ripreso presso gli stessi locali della biblioteca del Conservatorio per la presentazione del volume di Walter Branchi, Intero (Fondazione Isabella Scelsi, 2019). La presenza di una classe di liceali ha fatto sì che tutti i partecipanti avessero l’occasione di partire dall’inizio e chiedersi, ancora una volta, cosa si intende per musica elettronica. Prima di rispondere a questa domanda, il M° Antonio Mastrogiacomo ha delineato alcuni concetti del pensiero di Branchi, come la differenza tra musica per ascoltare e musica da ascoltare; inoltre, Mastrogiacomo ha esplicitato il rimando del titolo del testo a una composizione di Walter Branchi che dura da diversi anni e alla filosofia neoplatonica dell’Uno, dell’Intero. Per fare luce sulle intricate definizioni cui si può incappare ricercando sulla musica elettronica, Branchi ha iniziato dalle differenze tra suono meccanico (in cui si utilizza ciò che già esiste; è inventato da qualcun altro) e suono elettronico (da inventare). È con il suono inventato che si sviluppa l’elettronica, non imitando la musica strumentale. Con l’elettronica l’uomo ha delle possibilità in più ma ciò pone diversi aspetti commerciali e sperimentali, dove per sperimentale si fa riferimento alla possibilità di inventare una situazione. Dopo aver imparato le tecniche generative, resta l’urgenza del problema compositivo. Il suono viene posto in relazione allo spazio e all’ambiente. Considerando il legame tra spazio e ritualità e tra musica e ritualità, lo spazio della musica elettronica è importante eppure ancora vastissimo da investigare. Branchi suggerisce un approccio che è lontano da quello cageano: bisogna aprire le porte e far entrare la musica, favorendo la reciprocità – una naturale complessità - tra musica e ambiente. Tra i riferimenti filosofici che concorrono a chiarire tale rapporto c’è quello di circostanza, mutuato dal filosofo spagnolo Ortega y Gasset. Non a caso la “circostanza” raccoglie diversi interrogativi. Da un lato si riferisce all’insieme di accidentalità che determinano una condizione; dall’altro è ciò che esprime il rapporto dell’uomo con il mondo e dell’uomo con gli altri. Nell’esperienza musicale, le composizioni di Branchi – fortemente influenzate da un carattere di possibilità più che di casualità dei suoni dell’ambiente – sono un invito a capire che la circostanza può essere ascoltata e vissuta anche in un altro modo, con il suono inventato. Proprio perché la musica di Branchi non teme l’ambiente ma è la possibilità di abitarlo in modo differente, la sessione di ascolti delle sue composizioni si è svolta presso il giardino della Rocca dei Rettori, un altro momento in cui raccogliere riferimenti da intrecciare con la quotidianità, da Eraclito a Beckett. Ambra Benvenuto
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