Intero.
Verso una musica della complessità
Articolo di Antonio Mastrogiacomo
La prima volta di ogni libro rimane al tatto che fruga tra le pagine a partire dalla copertina. Quella di Intero. Verso una musica della complessità (Fondazione Isabella Scelsi, 2019) si fa apprezzare per la tessitura nella fattura; simmetrici il nome in corsivo dell’autore, il maestro Walter Branchi, in maiuscolo Fondazione Isabella Scelsi che ne ha promosso la stampa, in fondo alla prima pagina; campeggia al centro la disposizione dei sepali valida per ogni rosa. |
Walter Branchi firma un testo che continua e sintetizza le spinte di una continuata ricerca sulla musica della complessità, una musica per giunta composta per ascoltare quello che succederebbe comunque. Avevo incontrato il maestro Branchi in occasione della presentazione del testo Il pensiero musicale sistemico (Aracne, 2017), presso la sala Martucci del conservatorio San Pietro a Majella, nel 2017. Da quel momento la sua riflessione su diverse dicotomie quali suono trovato/suono inventato, per/da ascoltare, ambiente/natura, concerto/circostanza mi accompagna nel definire il campo di una musica elettroacustica che sembra aver smarrito la strada verso una complessità che possa dirsi autentica. L’eco di una impostazione cartesiana che vede il corpo come macchina definisce in modo sostanziale l’offerta didattica e il grado di separazione tra studio e vita sintetizza razionalmente una impostazione che burocratizza la conoscenza sclerotizzandola. Tutto questo mi sembra essere sostanzialmente messo in questione già dalla forma scelta dal maestro, lontana dalla costante produzione scientifica e accademica tale da poter rilevare già un primo, importante elemento: il pubblico del maestro Branchi non è quello degli addetti ai lavori musicali soltanto, ha fatto lo sforzo di misurarsi con gli altri, a partir pure da una sostanziale distanza: incontrandosi nella vita quotidiana, il compositore e il pubblico si avvicinano nuovamente, dopo lo strappo biadesivo delle avanguardie. Sostanzialmente il maestro dispone per noi una collezione di scritti, ci racconta delle storie, condivide alcune impressioni, ci regala alcune definizioni, ci mostra tante alternative, ci chiama in causa continuamente.
Traspare una certa urgenza da parte del Maestro di interrogare il lettore sul carattere stantio della musica elettronica come novità, laddove è stata confusa la causa per l’effetto e la produzione elettronica ha lasciato invariati i rapporti di valore con la musica a fare da ornamento. Branchi ci fa strada per il sentiero ancora bagnato di rugiada del suono inventato, dalla composizione nel suono alla musica circostanziale, lo fa rigidamente sottovoce, in aperto dissidio con la conoscenza attraverso la propaganda. Le linee di fuga offerte sono tante, come tali rifuggono le abitudini che più di ogni motore immobile decidono delle nostre percezioni. Si tratta di un piccolo regalo del filosofo della musica Walter Branchi. Antonio Mastrogiacomo
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