A SMR è un acronimo che sta per Autonomous Sensory Meridian Response (Risposta Autonoma del Meridiano Sensoriale). In tale acronimo, Meridian è un termine utilizzato al posto di orgasmo. Questo perché, come esposto da Harry Cheadle in ASMR, the Good Feeling No One Can Explain, la sigla si riferisce a una banca di suoni il cui ascolto porterebbero a tale stato.
Come da dizionario, l’orgasmo può essere tanto “l’acme dell’eccitamento erotico”, tanto “incontenibile agitazione, riconducibile per lo più ad ansia, irrequietudine”. Questa dicotomia corrisponde effettivamente ai risultati della pratica dell’ASMR: sussurrii, sospiri, suoni della masticazione e picchiettii su diverse superfici risultano essere estremamente rilassanti e godibili per alcuni e insopportabili per altri. Questa discrepanza di reazioni porta una notevole discrepanza negli studi scientifici che provano a fare ordine nel mondo dell’ASMR. Un mondo che, seppure necessità di una fondamentale presenza sonora, sta facendo sempre più spazio alle immagini. Se alla base dell’ASMR c’è il rilassamento o il fastidio a suoni che non devono necessariamente avere un senso, una parte di questa pratica vede l’impiego di giochi di ruolo che sono destinati a evocare immagini. Così, con una breve ricerca su piattaforme che ospitano video, è possibile assistere a giochi di ruolo in cui chi si cimenta in suoni ASMR crea una situazione in cui potersi immergere a occhi chiusi, possibilmente con delle cuffie che non facciano perdere il minimo schiocco di lingua. Dal lasciarsi truccare al fare finta di essere dal parrucchiere (con tanto di riviste sfogliate), l’ASMR è un mondo che interpreta tutte le situazioni di quello reale, purché tutto il sonoro venga riproposto in chiave soffusa. Persino le versioni porno (e certamente meno grafiche) lasciano spazio a sussurri nettamente più realistici delle solite grida da macello, creando un rovesciamento opposto a quello degli audio-video apparentemente slegati da questa sfera se non nell’acronimo che li classifica. Curiosamente, i video ASMR prevedono perlopiù un esecutore di sesso femminile. Sebbene si presuma che l’attenzione debba essere focalizzata soprattutto sui suoni rilassanti, le esecutrici fanno sempre più attenzione al fatto che si trovano comunque di fronte a una telecamera: via libera a inquadrature che non includono solo bocca o mani ma che rendano giustizia alla presenza, almeno a mezzo busto, dell’esecutrice. Altro elemento da considerare è che l’ASMR richiama all’intimità non solo nel tono di voce – basti pensare a quando da piccoli ci si confida un segreto, ma anche nella presenza della biografia degli esecutori che si fa sempre più presente. Proprio come influencer che, dopo aver capito di avere un certo seguito, non resistono a riprendere costantemente la propria vita sottoforma di web-serie, così molti esecutori ASMR non resistono ad aprire la stessa porta. Così, con una breve ricerca, si può incappare in video come “i suoni della mia laurea”, una laurea raccontata a bassa voce con colonna sonora di sfregamenti di foglie di alloro. Insomma: l’ASMR riesce ad attirare, far rilassare e infastidire migliaia e migliaia di ascoltatori e spettatori che in un contesto lontano da internet probabilmente bollerebbero tutto ciò come rumore. Ma su internet c’è un nome per ogni cosa, ogni giorno. E questa non è musica, neanche sperimentale. È ASMR. Ambra Benvenuto
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a Valeria Cimò di Roberto Zanata Il progetto Noos
a cura del Moa ensemble Intervista a Marcello Liverani e Maura Capuzzo di Roberto Zanata WORMHOLES
Una performance audio-visiva di Roberto Zanata Processing
di Roberto Zanata |
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