Roberto Mango designer 1950_1968
Articolo di Ambra Benvenuto
Il 13 aprile si è conclusa la mostra “Roberto Mango designer 1950_1968” svoltasi presso una delle sedi del dipartimento di architettura della Federico II, Palazzo Gravina.
Come da titolo, l’esposizione allestita nel corridoio del primo piano del palazzo rinascimentale è stata una retrospettiva sulla carriera del designer napoletano che ha trovato fortuna negli Stati Uniti e poi in Italia. La mostra è stata l’occasione di fruire di un percorso scandito cronologicamente, con oggetti sotto teca prima e arredi totalmente visibili poi. Nelle teche hanno trovato posto prototipi di stoviglie e ceramiche con pattern geometrici accompagnate da disegni, testimonianze grafiche degli stadi che hanno preceduto la realizzazione di tali oggetti; in totale esposizione è stata la sfilata di diverse sedute che hanno fatto storia. Sebbene il caso ricordato con più frequenza sia la Sunflower chair, non mancano altre sedute iconiche in modo equivalente o altre ancora che sono entrate a far parte della quotidianità. La mostra curata da Ermanno Guida, oltre a dare la possibilità ai giovani studenti di architettura di conoscere un nome altrimenti ricordato quasi solo attraverso l’intitolazione di un’aula, ha fatto da promemoria su diversi aspetti che è doveroso ricordare, in questo campo. Innanzitutto, è stata una mostra in cui è stato possibile rendersi conto, ancora una volta, che la progettazione non avviene solo in grade scala ma deve essere rintracciata anche nel pattern di una mattonella o di oggetti quotidiani quali le posate. L’altro aspetto evidente è stata la semplicità di elementi prima funzionali e poi resi esteticamente unici, seppure adatti alla serialità. Sebbene nelle informazioni reperibili su Roberto Mango la semplicità venga ricondotta anche all’esigenza di saper progettare adeguandosi alle difficili condizioni economiche nell’epoca della ricostruzione postbellica, piuttosto che porre l’accento su questa sorta di “arte del sapersi arrangiare” (in un momento storico in cui ciò che stupisce dei progetti attuali sono prima di tutto i costi) sarebbe il caso di focalizzare l’attenzione sulla grande architettura resa tale dal talento della pura e semplice composizione. Ambra Benvenuto
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Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Aldo Pardi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Marco Maurizi, Gianluca De Fazio, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Nicola Candreva, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Francesco Panizzo. |
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