Musica per luoghi isolati
Non sempre il centro artistico è all’interno della città: a volte gli edifici costruiti al di fuori delle mura cittadine sono il vero nucleo pulsante. In precedenza questa scelta avveniva perché lo spettatore si distaccasse dal contesto cittadino e si concentrasse attentamente sullo spettacolo per un’arte come esperienza a sé, tanto da richiedere un proprio ambiente.
Uno degli esempi più noti è la Reggia di Eszteràza in Ungheria. Nicolaus Esterhazy la fece costruire nel 1720 al di fuori della città di Fertöd, in aperta campagna ungherese, in un territorio paludoso ed esposto a venti nordici; fu fondamentale per la formazione artistica di molti compositori, in quanto c’era un forte fermento culturale, opere, concerti, musica da camera a tutte le ore. Maria Teresa d’Austria affermò: “Se voglio sentire un’opera decente, devo andare a Eszterhàza.” Ospiti e musicisti arrivavano da tutta Europa per assistere agli eventi della Reggia e di conseguenza divenne un luogo assai influente per i compositori dell’epoca. Franz Joseph Haydn lavorò per il principe Eszterhàzy dal 1766 al 1790 e il luogo isolato contribuì alla ricerca del suo stile più originale in quanto non aveva disturbi e poteva concentrarsi sulla sua produzione musicale. Un altro esempio è il Festspielhaus di Bayreuth, il teatro tedesco voluto da Richard Wagner per l’esecuzione delle sue opere che si trova su una piccola collina isolata dal centro della cittadina. Anche in questo caso la decisione della sua posizione geografica ci dice molto sul pensiero musicale di Wagner: una “musica assoluta”, svincolata da ogni fine e impiego, in cui lo spettatore si elevasse religiosamente alla pratica dell’ascolto. Dopo questa brevissima introduzione sulla musica nell’800 nel Castello di Eszterhàzy e un piccolo riferimento al Teatro di Bayreuth, passiamo ai luoghi isolati della musica di oggi, magari non noti, che guardano a un pubblico completamente diverso ma che per varie circostanze si trovano decentrati. La provincia di Latina vanta di un luogo immaginario: “Il Circolo H” dedito alla musica sperimentale. Inizialmente si trovava al centro della città; successivamente ha deciso di reinventarsi all’interno di un museo di arte contemporanea, il “MADXI” che si trova a sua volta all’interno di un consorzio. Come un’araba fenice, dalle sue ceneri è rinato in questo non-luogo per continuare la sua opera di divulgazione, nel bel mezzo della Pianura Pontina, paludosa e umida. Il Circolo Hemingway rappresenta una tappa fissa per tutti gli artisti che decidono di intraprendere un tour nel Bel Paese: questo è uno dei tanti motivi per cui non è impossibile trovare musicisti di altissima qualità e ricerca artistica. Questo è il suo punto di forza, la sua bellezza. Si scopre un pubblico interessato, che partecipa in religioso silenzio. Si ritrovano ad acquistare un album di un musicista di cui non si conosceva l’esistenza, permettendo un feedback positivo a entrambi perché si tratta di una profonda condivisione, in luogo circondato dalla nebbia. Latina non è famosa di certo per la sua tradizione artistica, essendo una città giovane nata circa ottant’anni fa. Nonostante la presenza di un Conservatorio di musica, fatica a crearsi una rete di scambio, ed è incredibile che l’unico posto dove è possibile sperimentare, crescere, conoscere sia il Circolo H, che nel suo piccolo sta dando molto agli abitanti della provincia di Latina e a tutti quelli più temerari che vengono da lontano. Solo per citare alcuni musicisti che sono passati di qui: Z’EV, Eugene Chadbourne, L’Enfance Rouge, Paolo Angeli, Guido Moebius, Gronge, Amy Denio, Bologna Violenta, Michel Doneda e tantissimi altri. Tutto questo è possibile grazie alle persone che ci lavorano dietro, prima di tutti Gianluca Decinti che si occupa della direzione artistica e tutto ciò che ne concerne, fuggendo da tutte le logiche del mercato che preferiscono una cover band in luogo di un gruppo che crea musiche originali: si tratta di una scelta coraggiosa per cui vale la pena rischiare. Mirjana Nardelli
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Francesco Panizzo. |
Intervista
a Valeria Cimò di Roberto Zanata WORMHOLES
Una performance audio-visiva di Roberto Zanata Processing
di Roberto Zanata |
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