La radio sicura: lo streaming
Spotify, Apple Music & Co.: dove lo switch ha un porto sicuro
Il 2017 è stato l’anno della battaglia per coinvolgere nel flusso del proprio ruscello (lo stream, appunto) quante più persone possibili. Durante l’ultimo semestre, voci di corridoio affermavano che il conflitto non fosse tanto diverso dal solito, avendo come protagonisti Google ad Apple. La novità stava in una possibile collaborazione di Google e Spotify per battere la Piccola Mela. Sullo sfondo, altri portali che vantano un discreto numero di fidelizzazioni – è il caso di Tidal, che promette streaming ad alta risoluzione, analogia dell’alta definizione per audiofili. Nonostante i dubbi circa l’effettiva utilità di una musica ad alta risoluzione da ascoltare in ambienti caotici o come intrattenimento, lo streaming musicale vanta la forza di poter essere raggiunto da qualsiasi dispositivo e luogo che includano una connessione a Internet. Formule di abbonamenti e pubblicità hanno consentito ai portali sopra citati di risollevare un mercato messo fortemente in crisi dalla pirateria digitale.
La chiave è da ricercare nell’offerta istantanea del prodotto: ascoltare un brano in streaming è molto più comodo, rapido e sicuro che scaricare l’intero disco da un magnet link funzionante, trovato dopo un’attenta cernita. Senza contare che non tutti hanno dimestichezza con i torrent, vogliono rischiare virus e avere preoccupazioni da illegalità. Nonostante ci siano lacune poco perdonabili non appena ci si discosta dagli artisti più ricercati, dopo un periodo di prova gratuito è difficile non sentire la mancanza della facilità di consumo e intrattenimento offerta da Apple, Google o chicchessia. Sarà per questo che Spotify, classe 2006, vanta 70 milioni di abbonati. Insomma: lo streaming intende emulare la facilità di ascolto della radio offrendo congiuntamente la sicurezza di poter avere a disposizione “la propria musica”, quella già conosciuta e più cercata. Infatti, sebbene tutti i portali che offrono musica in streaming provino a suggerire artisti che potrebbero incontrare il gusto dell’utente in base a quanto già ascoltato, la pecca di questi servizi sta nell’impossibilità di riuscire a far ascoltare qualcosa di realmente nuovo e casuale. Ad avallare l’ascolto di “carte conosciute” c’è anche il MiBact che, approfittando del mercato dello streaming, propone il nuovissimo progetto www.musicaitaliana.it, una piattaforma che promette la possibilità di viaggiare in cento anni di musica, dal 1900 al 2000. Un nuovo cunicolo musicale idealmente accessibile da tutto il mondo e porto sicuro dei più nostalgici. Ambra Benvenuto
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