Il 9 febbraio è stato pubblicato Arrivedorci, l’ultimo album degli Elio e le Storie tese che contiene il brano omonimo con cui la band ha partecipato all’edizione del festival di Sanremo di quest’anno, l’inedito Il circo discutibile e la registrazione dei successi della band tratta dal loro Concerto d'addio, tenutosi al Mediolanum Forum di Assago il 19 dicembre 2017. Con buone probabilità si tratta dell’atto finale di un gruppo che ha fatto la storia della musica italiana degli ultimi trent’anni. Certo, con gli Elii il rischio boutade è sempre alto, considerando anche il fatto che quello che, a detta della band, avrebbe dovuto essere il concerto d’addio (quello del Forum di Milano) sarà in realtà seguito da un tour che avrà inizio il 20 aprile al Pala George di Montichiari (BS) e si concluderà il 23 maggio 2018 con l’esibizione all’RDS Stadium di Rimini. La sensazione, però, è che questa volta il gruppo faccia sul serio e abbia veramente intenzione di appendere gli strumenti al chiodo.
Nell’ intervista rilasciata a Le Iene il 17 ottobre del 2017 insieme al chitarrista Cesareo e al bassista Faso, Elio giustifica la decisione di sciogliere il gruppo constatandone l’incapacità di comunicare ai giovani, ormai sedotti dagli influencer e dagli youtuber. Il tono è ironico, come sempre, ma l’affermazione è veritiera e nasconde un fondo di amarezza. La musica e i testi degli EELST attuali non possiedono di certo la carica eversiva degli esordi; sarebbe d’altronde impossibile, per un gruppo di veterani, preservare intatta la freschezza giovanile. E così la band nel 2018 si presenta sul palco dell’Ariston con un brano senile e triste in cui si autocelebra, ringrazia i fan e li saluta con un commovente “arrivedorci”. I meriti musicali ed extramusicali degli Elio e le Storie Tese sono molteplici. In primo luogo hanno rinnovato la musica demenziale italiana sviluppando un linguaggio che andasse oltre quello dei padri putativi Skiantos. Grazie alla padronanza dei più svariati generi musicali e alla grande tecnica strumentale gli Elii hanno dato a vita a memorabili brani-collage che mescolano efficacemente cultura bassa e alta, con citazioni che spaziano dai classici della canzone leggera italiana a quelli del rock anglofono fino alla musica classica, dimostrando così di aver assimilato al meglio la lezione di Frank Zappa. In questo senso è da ricordare uno dei loro vertici, La vendetta del Fantasma Formaggino dall’album Italyan,Rum Casusu ÇiktI, che frulla insieme, tra le altre, Prisencolinensinainciusol di Adriano Celentano, Sei forte papà, Andavo a 100 all’ora e Un mondo d’amore di Gianni Morandi e This Jesus Must Die dall’opera rock Jesus Christ Superstar per costruire una storia surreale sulla famosa barzelletta del “Fantasma Formaggino”. Gli EELST hanno sfornato pezzi memorabili cimentandosi con ogni genere musicale e deridendone i cliché, passando dal funk (Servi della gleba, Mio cuggino) e dalla disco music (Discomusic e Pipppero, esilarante rivisitazione-parodia in cui il brano Dilmano Dilbero del coro Le Mystere des Voix Bulgares diventa un improbabile ballo italo-bulgaro) al progressive rock (la zappiana Cateto, Cartoni animati giapponesi, Milza e, in tempi più recenti, Plafone e Il congresso delle parti molli), dall’hard rock al latino americano (che in Heavy Samba sono riusciti anche a fondere insieme) e in alcuni casi ricalcando spudoratamente lo stile di altri musicisti, come in Bis e La visione (palese il richiamo, rispettivamente, a Ligabue e Jovanotti). A questa folle creatività musicale hanno sempre abbinato un certo gusto per la manipolazione della lingua che ha dato luogo a geniali calembour e strampalate invenzioni lessicali. Il testo di Carro è tutto basato sulla storpiatura e sull’intreccio di alcuni modi di dire: “Moglie e buoi dei paesi tuoi”, “Donne e motori son gioie e dolori”, “Non mettere il carro davanti ai buoi”, “Donna al volante, pericolo costante” etc.; nel finale di Supergiovane Elio snocciola una lunga serie di termini inventati che dovrebbero appartenere al gergo giovanile, come “magutti”, “semeiuti”, “rautiti”, “aperitaviti”. Nei testi di Elio e le Storie Tese si trovano spesso parole con accenti spostati e finali cambiate: in Cateto, ad esempio, i termini “rimedio” e “tragedia” vengono trasformati in “rimedioa” e “tragedioa” per rendere perfetta la rima; più avanti nel testo l’espressione “càmpi coltivàbili” diviene “campì coltivabìli” per rientrare frettolosamente nel verso. Altro punto di forza della band è la varietà dei temi trattati, da storie assurde e demenziali come Cateto, La vendetta del Fantasma Formaggino e La saga di Addolorato a esilaranti riflessioni sui rapporti uomo-donna che vedono spesso l’uomo succube del gentil sesso il numero da cabaret; Cara ti amo e l’inno dei “friendzonati” Servi della gleba sono in tal senso esemplari. Non mancano sferzanti e arguti su temi di carattere sociale: Cassonetto differenziato per il frutto del peccato fa riferimento all’abbandono di neonati nei cassonetti della spazzatura, Parco Sempione alla distruzione del bosco di Gioia tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 a Milano. Il brano più significativo di questo filone è forse La terra dei cachi, amara fotografia dell’Italia che gli Elii ebbero il coraggio di portare a Sanremo nel 1996 e che li fece arrivare secondi. A mio avviso uno dei più grandi meriti del gruppo è però un altro: non voler restare una band di nicchia, flirtando con il mainstream per dissacrarlo dall’interno, spesso cadendo in contraddizione e finendone invischiati, per carità (la partecipazione di Elio a X Factor, le pubblicità della Vodafone e degli Oreo), ma dando sempre la sensazione di non crederci veramente e di poterne uscire con facilità. Nel 1991 gli Elio e le Storie Tese parteciparono al Concerto del Primo Maggio e attaccarono Cassonetto Differenziato, salvo poi interrompersi e snocciolare su una base funky tutte le malefatte della Prima Repubblica per poi venire censurati dalla Rai. Nel 2013 il gruppo presentò al Concertone di Roma il brano Complesso del Primo Maggio, ma la situazione era assai cambiata; per molti gli Elii non sono più il gruppo sovversivo di una volta, ma piuttosto una banda di vecchi tromboni snob che prendono in giro i colleghi per la loro scarsa tecnica. Un atteggiamento che può definirsi reazionario, insomma. Ma era pur ora che qualcuno sottolineasse la banalità e l’inconsistenza di certa musica “di sinistra”, magari facendo la figura del vecchio rompicoglioni. Lo fecero gli Elii, ed è per questo che ci mancheranno tanto. Manlio Palmieri
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