InstaROCK –
Istantanee di rock da Jimi Hendrix ai Green Day A cura di Andrea Gozzi Articolo di Manlio Palmieri «Le immagini, così come i suoni, non sono mai innocenti. Una fotografia – un’istantanea – non è mai una resa oggettiva della realtà ma una presa di posizione, un messaggio, una parte della realtà che si vuole raccontare». |
Così è scritto sulla quarta di copertina di InstaROCK – Istantanee di rock da Jimi Hendrix ai Green Day, saggio a cura di Andrea Gozzi con contributi di Alessio Dell’Esto, Michele Manzotti, Lorenzo Mortai, Donato Zoppo, Michele Mingrone, Virginia Bardoni, Jacopo Salvadori e del sottoscritto e una postfazione di Pierpaolo Capovilla; il libro è edito dalla Ouverture Edizioni di Scarlino (GR) ed è stato stampato del novembre del 2017.
Il Jimi Hendrix e i Green Day del titolo individuano un arco temporale abbastanza preciso, che si estende dal termine degli anni ’60 ai primi 2000. La pretesa del lavoro di Gozzi non è però quella di fornire al lettore un resoconto storico-musicale esaustivo dei 3/4 decenni in questione: InstaROCK è opera volutamente frammentaria, in cui la trattazione non segue l’ordine cronologico e i contenuti sono affrontati sotto punti di vista molto differenti in ogni capitolo. Un disco. Anzi, no di Andrea Gozzi prende in esame tre album, rispettivamente di AC/DC, Jeff Buckley e Green Day, che per motivi diversi non hanno mai visto la luce; Uno strumento di Alessio Dell’Esto analizza con grande precisione tecnica la strumentazione utilizzata da Hendrix nel corso della sua breve ma intensa carriera; Ieri e oggi di Michele Manzotti offre una concisa ma esauriente ricapitolazione della parabola artistica dei Jethro Tull fino alla separazione tra Ian Anderson e Martin Barre nel 2008 e riporta preziosi brani di alcune interviste rilasciate da Anderson all’autore dal 2002 al 2016; Un periodo di un artista di Lorenzo Mortai affronta la saga dei Rainbow, narrando appassionatamente dell’incontro e del successivo scontro tra il chitarrista Ritchie Blackmore e il cantante Ronnie James Dio; Un Tour di Donato Zoppo racconta l’esperienza negli Stati Uniti della Premiata Forneria Marconi, svelando il segreto del successo della band nel Nuovo Continente e spiegando efficacemente i motivi che l’hanno in seguito portata a contestare aspramente la società americana; Fuori dal gruppo, il mio personale contributo, che si concentra sulle ragioni che hanno spinto Peter Gabriel a lasciare i Genesis, tenta di individuare gli effettivi meriti musicali del cantante all’interno e all’esterno della band e di ravvisare intenti autobiografici in alcuni dei suoi testi; Ritratto d’artista di Michele Mingrone delinea con grande intelligenza la figura contraddittoria – ma, a suo modo, sempre coerente – di John Lydon e opera un’acuta riflessione sul tema dell’identificazione tra uomo e personaggio nel mondo del rock; Musica e cinema di Virginia Bardoni ripercorre le tappe della storia dei Blues Brothers che culmina nel celebre film del 1980, destreggiandosi abilmente tra i riferimenti cinematografici della pellicola senza mancare di metterne in luce l’aspetto musicale; Un concerto 1991 di Jacopo Salvadori si assume lo spinoso compito di chiarire i rapporti tra musica e politica nella Russia Sovietica degli anni ‘80-‘90, focalizzandosi sul Monsters of Rock di Mosca del 28 settembre 1991 e passando inoltre rapidamente in rassegna le band che vi hanno partecipato; Una canzone di Andrea Gozzi, infine, racconta brillantemente le fasi iniziali della carriera degli Oasis e si occupa di sviscerare la loro grande hit Wonderwall. Ad aprire e chiudere il libro un’introduzione-racconto di Andrea Gozzi e una curiosa postfazione di Pierpaolo Capovilla, sulle quali non mi soffermo per lasciare al lettore il piacere di scoprirle. Contribuisce al carattere eterogeneo del saggio una varietà stilistica e di registro data dalla differente estrazione degli autori, tra i quali figurano musicologi affermati – Andrea Gozzi, Michele Manzotti –, musicisti di professione – lo stesso Gozzi, Alessio Dell’Esto, Pierpaolo Capovilla --, scrittori navigati – Donato Zoppo, Michele Mingrone – esperti di cinema – Virginia Bardoni –, giornalisti – Jacopo Salvadori – e appassionati – il sottoscritto, Lorenzo Mortai. Una volta dettate le poche coordinate principali, Gozzi ha quindi saggiamente scelto di lasciare carta bianca ai contributori, che adottando stili e ottiche differenti hanno scattato ognuno la propria, personale “fotografia” dell’artista/periodo preso in esame, restituendo pienamente lo spirito iniziale del libro. Ad accomunare quasi tutti i capitoli, però, c’è l’interesse per la questione dell’immagine; il successo di un artista o di un gruppo è determinato non soltanto dalla qualità della proposta musicale, ma anche – e, spesso, in misura maggiore – dalla gestione dell’aspetto mediatico e dall’impatto visivo: i continui litigi e l’atteggiamento strafottente degli Oasis, sebbene alla lunga li abbiano condotti allo scioglimento, hanno garantito loro l’attenzione continua della stampa; John Lydon ha sempre provveduto a smentire se stesso per spiazzare e beffare fan e critica, ma nonostante ciò si è costantemente trovato a fare i conti con il “personaggio” di Johnny Rotten creato ai tempi dei Sex Pistols; gli attori John Belushi e Dan Aykroyd hanno dato vita a un progetto musicale che, ibridandosi con il cinema – cos’è il cinema, se non immagine in movimento? – ha rivitalizzato il genere blues all’inizio degli anni ‘80 e originato un vero e proprio fenomeno di culto; Peter Gabriel ha teatralizzato il progressive rock mettendo in scena degli spettacoli multimediali talmente validi da oscurare in più occasioni la musica dei suoi Genesis, salvo poi rimanere intrappolato nella sua stessa immagine e decidere di cambiare pelle. Manlio Palmieri
Per informazioni sugli eventi in programma e sulla distribuzione, invito a consultare la pagina Facebook del libro: https://www.facebook.com/appuntidirock/?hc_ref=ARQ_OW_oTISfAjEiyosmDVzleRASkWoYdyViRakPDYROqIWOBCbJ4RwMrS8mPW-XHQQ&fref=nf&pnref=story Scrivono in PASSPARnous:
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