I suoni delle serie
La dimensione delle opere wagneriane potrebbe essere ridotta alle peripezie in cui inscrivere il decorso di una serie televisiva. Avviene essenzialmente uno slittamento della cellula motivica, oltre mai dichiarata e conosciuta ai più come leit-motiv, dal personaggio alla situazione musicalmente commentata. Dobbiamo riconoscere al rivoluzionario più reazionario della storia della musica, quindi, il merito di aver introdotto il germe della riconoscibilità nell'associazione del suono alle immagini che avrebbe trovato così tanta fortuna nella collocazione audio-video di un prodotto riproducibile di per sé: pensate agli spot pubblicitari e la coltre di dubbi dovrebbe essere facilmente dissipata dal fascio e dal fascino della musica in posizione di consumo.
Mi auguro non abbiate rinnovato il vostro abbonamento a Beyreuth e abbiate preferito, come il sottoscritto, il più democratico - almeno per temi - a Netflix. Potreste così entrare in contatto con quel modo di applicazione del suono al video che è la cifra di questa intervento. Proprio per rimanere sul pezzo, evito il riferimento a serie TV targate Netflix per trasferire l'ipotesi di lavoro dalle tetralogie wagneriane a lavori quali Twin Peaks, Gomorra. In queste serie più che in altre gli interventi musicali di cesellamento delle situazioni aiutano a riflette lo spleen di una sequenza, a riportarne la tessitura emotiva. Quello che in altre parole succede quando in Boris attacca la musica subito dopo l'azione di quel genio indiscusso della regia televisiva che è René Ferretti. Tanto Angelo Badalamenti quanto i Mokadelic, rispettivamente autori delle musiche di scena per Twin Peaks e Gomorra, intervengono con le loro composizioni a fissare situazioni codificate in grado di suggerire a pieno l'andamento aperto e chiuso dei fotogrammi in sequenza, annunciano il ricorso di qualcosa di negativo attraverso sonorità incipienti più scure mentre sanno anche anticipare la distensione che si consumerà poi sul video. Questo lavoro insomma è ben altro che la marca sonora della sigla iniziale eppure sigla per intero lo spazio ricorsivo degli episodi in serie della serie: appunto questo carattere di ripetizione è all'origine della composizione e non deve stupire se le musiche precedano la stesura delle immagini, salvo qualche intervento postumo di accordatura di sequenza non standardizzate. In questo modo, i compositori firmano il proprio lavoro e riescono a conciliare nel pubblico l'indiscreto fascino di una attesa finemente anticipata. Ora, converrete con me che l'invasività del sonoro è meno pervasiva che la preponderanza delle immagini, ma sappiamo tutti che l'uno abbisogna dell'altro come Benji Price per Oliver Atton. In effetti, il contributo del suono alle immagini in questi contesti viene indagato sempre più che il reciproco inverso, vale a dire perché quelle immagini per quei suoni. Le serie Tv configurano quindi un nuovo campo di intervento del suono applicato alle immagini in grado di rendere evidenti alcune tendenze proprie dell'opera musicale nella drammatizzazione di una sequenza narrativa. La leva di questo intervento si gioca tutto nel fascino immediato dell'ascolto per via ripetitiva, ed è su questo punto che si gioca gran parte della musica di consumo, che grazie al suo eterno ritorno trova ristoro nella dimora dell'inconscio acustico. Antonio Mastrogiacomo
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Intervista
a Valeria Cimò di Roberto Zanata WORMHOLES
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