Tiny House Movement
Amanti dell’Existenzminimum e delle Prairie Houses uniti
Amanti dell’Existenzminimum e delle Prairie Houses uniti
Articolo di Ambra Benvenuto
Tra le ultime tendenze di architettura e di interior design spicca il Tiny House Movement – letteralmente, il movimento delle case piccole.
Si tratta di una corrente che incoraggia la progettazione di case di piccole dimensioni ma soprattutto un modo di abitare comodo anche se in dimensioni ridotte. Problematiche del genere non sono una novità: già agli inizi del ‘900, con l’existenzminimum, si teorizzava sulla progettazione di case confortevoli senza eccedere negli spazi. Senza voler entrare nel merito dei mutamenti sociologici che hanno portato all’ideazione di nuovi tipi di residenza, c’è chi è affascinato da questa tipologia di casa a prescindere dalla necessità: non è un caso che nel corso dell’ultima Biennale di Architettura a Venezia il Padiglione dell’Inghilterra abbia presentato un progetto di camera da letto non molto lontano dall’Abitacolo di Munari. La sfida di progettare “in piccolo” è ancora aperta. Inoltre, le proposte dell’abitare sono più che mai corredate di filosofie di vita. Chi sostiene il Tiny House Movement è per una vita più semplice ed ecologica: si consuma meno e si spende meno. La scuola di pensiero di questo movimento sembra essere un’eredità dei maestri dell’architettura organica. Le “Prairie House” di Frank Lloyd Wright erano concepite per avere il massimo confort in ambienti poco divisi e molto circolari. Il tutto era quanto più possibile in materiali naturali come legno e pietra. In tempi recenti, la forma estrema di quanto detto fin ora si è sviluppato soprattutto nella progettazione di abitazioni temporanee quali roulotte e camper, modelli di Tiny House in cui basta l’indispensabile. Ciò che non riesce a trovare posto si configura come guadagno per chi vi abita: il rischio di vivere circondati da oggetti inutili è ridotto al minimo. Nonostante generalmente chi decide di abitare in situazioni del genere sia un forte sostenitore del fai-da-te, è doveroso considerare che proprio nelle Tiny House gli interni diventano ciò che fa la differenza, soprattutto quando sapientemente progettati da architetti del settore. Negli ultimi decenni sembra che ci sia una competizione tra chi riesce a progettare uno spazio bello e funzionale nel minor numero di metri quadri. Soluzioni IKEA a parte, un valido esempio sono le case ricavate da container, di grande successo negli Stati Uniti. In contesti in cui l’involucro è assolutamente industrial trovano spazio interni eleganti e raffinati in cui il massimo sforzo è teso a proporre una divisione tra zona giorno e zona notte. In Italia, è la casa più piccola della nazione a far scalpore: a Milano, in soli 7 mq ha luogo un’abitazione con tutto il necessario di gran lusso – dal parquet in rovere al bagno in marmo azzurro, come se la bellezza degli interni possa colmare la modestia degli spazi. Bisogna ammettere, però, che nonostante legno, vetro e metallo vengano riportati all’antico splendore il rischio corridoio resta alto. Ciò che è certo è che le Tiny House non stonano mai in contesti in cui la natura sembra essere quasi del tutto incontaminata. Non a caso, attualmente questa tipologia abitativa è riuscita ad attecchire soprattutto nell’ambito delle case vacanza, in cui le pretese sono più basse e gli oggetti da contenere sono meno di quelli accumulabili nel corso di un periodo di vita. Le case più piccole di quelle con cui si è abituati ad avere a che fare sono oggetto di grande attenzione perché chi le progetta mostra un certo savoir-faire nel campo dell’interior design – senza voler considerare l’insieme di norme che attualmente impediscono la possibilità di vivere in case di case eccessivamente piccole. Chi osserva con attenzione progetti del genere sa che sebbene le Tiny House non abbiano ancora preso piede si tratta di case che offrono soluzioni progettuali funzionali anche in una casa di dimensioni “normali”. Antonio Mastrogiacomo
Scrivono in PASSPARnous:
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