LEDFOOT a.k.a. TIM SCOTT McCONNELL “Il Maestro del Gothic Blues” L’ho scoperto in internet una sera per caso, mentre sbirciavo alla ricerca di qualcosa di interessante. A un tratto mi sono imbattuta in un video di qualche anno fa, un bel bianco e nero dove un uomo in abiti scuri, con il corpo ricoperto di tatuaggi, i capelli bianchi, gioielli in argento e un aspetto vagamente gotico, suonava una chitarra acustica e cantava sulle rive della Senna. |
Ne ho amato subito il sound e la potenza della lirica, senza troppi fronzoli e dritta al punto; mi è piaciuta la sua espressività, il contrasto con la bellezza del paesaggio circostante e la ruvida grinta della sua voce e dal momento in cui non ho mai creduto al “caso” ho deciso di saperne di più.
Si tratta di Timothy (in arte Tim) Scott McConnell, nato in Florida nel 1958. Ha iniziato a suonare molto presto, poi si è trasferito a New York e nel 1979 è entrato a far parte della band The Rockats. Tra l’83 e l’87 ha firmato il suo primo accordo con Sirene Records, pubblicando Swear reso poi popolare da Sheena Easton e con Geffen Records in High lonesome sounds. Ma è nell’89 che ha fondato la band più conosciuta, The Havalinas, insieme a Smutty Smiff e Chalo Quitana registrando due album, di cui uno dal vivo, firmando per Elektra. Dopo la rottura con The Havalinas, McConnell ha realizzato una serie di album come solista, ed è andato in tour in America supportando concerti per Bob Dylan, Chris Isaak e Tina Turner, inoltre ha fatto tre tour in Europa. Nel 1993 Tim si è trasferito in Norvegia e con Warner Music l’anno seguente ha pubblicato l’album Deceivers and believers che gli valse un premio. E nel 1996, il grande onore; Bruce Spreengsteen ha registrato il brano di McConnell High hopes rendendolo celebre. Ma è solo dopo 13.songs un disco pubblicato come solista, che Tim Scott McConnell ha deciso di svilupparsi come chitarrista e ha chiamato il suo nuovo progetto: Ledfoot. Tra il 2004 e il 2007 Ledfoot ha sviluppato un suo nuovo stile musicale, il “Gothic Blues”. Suona una chitarra acustica a 12 corde, soprattutto in B minore, con scivolo in porcellana e puntine in acciaio, contribuendo a dare al suono un’impronta decisamente profonda e inusuale, frequentemente arricchita da qualche ritmo supplementare con la sua scatola di stomp. Il suo repertorio consiste in brani scritti quasi tutti da lui, molti dei quali autobiografici. Si muove con una gestualità quasi teatrale e canta con voce forte e decisa, scivolando su una sensualità a tratti intensa e drammatica. La melodia è un blues oscuro e i testi descrivono tematiche importanti della vita di ogni giorno, quali l’Amore, la sofferenza, le preoccupazioni; come se stesse camminando sempre a un passo dall’Inferno. Dal 2007 al 2011 Ledfoot ha visto la realizzazione di tre album: Devils songbook, Damned e Gothic Blues, dove uno dei suoi brani più celebri è: Mean to me. Incuriosita dalla poliedricità e dall’innato carisma di questo artista, ho sentito il bisogno di contattarlo, preparandogli un’ intervista. P.B.: Buongiorno Tim e grazie per la tua disponibilità. In questa introduzione ho parlato della tua biografia in modo abbastanza conciso, non era mio interesse dilungarmi troppo, sottraendo voce a te. C’è un avvenimento o qualsiasi altra cosa che reputi più saliente e senti di dover raccontare, oppure un album a cui hai riversato un’importanza maggiore? TSM: Essendo una persona molto riservata per natura e lezioni di vita, tendo a tenere la bocca chiusa quando non sono sul palco. Sono nato in un trailer park e crescendo ho frequentato più di venti scuole… questo insegna a un ragazzo a tenere la sua bocca chiusa…di solito lascio parlare le mie canzoni. P.B.: Parlando di Ledfoot, È molto interessante lo sviluppo di questo nuovo stile musicale, il “Gothic Blues” e la tua creazione del personaggio. Come ti è nata l’idea e quanto ci ritrovi di te stesso? TSM: È stata un’evoluzione naturale, il mio obiettivo come artista era decisamente quello di creare qualcosa di mio… quindi c’è molto di me…non sono bravo a fingere, perciò quello che vedi è ciò che sono. Ho creato il “Gothic Blues” perché ho sentito così tanto nel blues di oggi la mancanza dell’ intento originale che richiamava le preoccupazioni del cuore, and call the devil down… ora abbiamo problemi moderni, angoscia, stress, sovraccarico mentale ed emotivo… questo è quello di cui canto. P.B.: Pare che tu regali alla tua chitarra una certa dose di sofferenza quando suoni, con le puntine in acciaio, spezzandone diverse corde. Puoi darci la tua definizione di sofferenza e quanto credi che sia rilevante nella creatività? TSM: Non penso mai a questo. Vivo la mia vita come qualsiasi altra persona. Non analizzo mai la mia vita o la musica in quel modo. Presupporrebbe un punto di vista oggettivo che per me sarebbe impossibile avere. Ma si, le mie chitarre soffrono… abbiamo una relazione di amore-odio… P.B.: Nei tuoi brani, spesso autobiografici, come ad es. in Wicked state of mind, parli di un lato oscuro e malvagio della tua mente, a cosa ti riferisci esattamente e come intendi l’oscurità? Come un qualcosa che richiama un’insanità del sociale o un disagio più personale? TSM: Di nuovo, non analizzo le cose in quella maniera. Non penso che un’artista sarebbe capace di scindere se stesso in quel modo. Si scrive ciò che si sente. Quindi io scrivo, poi sta all’ascoltatore immaginare di cosa parla la canzone. P.B.: È difficile porre domande non retoriche quando si fanno interviste ad artisti del tuo calibro, so che godi di una certa popolarità in America, Norvegia, in passato hai fatto diversi tour in Europa. Sei mai stato in Italia e se no ti piacerebbe fare una live performance in Italia? TSM: Si, mi piacerebbe visitare l’Italia e fare dei concerti, un giorno spero di vederla. P.B.: C’è un’artista a cui senti di poterti essere ispirato, o verso il quale riversi un particolare interesse? Inoltre come nasce l’ispirazione in te quando scrivi? TSM: Sono cresciuto nel sud degli Stati Uniti, sono per metà Cherokee e per metà Irlandese, ascoltavo country, folk e blues; le prime canzoni che ho imparato erano di Johnny Cash; immagino sia il motivo per cui sono finito in black. P.B.: In molti dei tuoi testi si respira sempre un grande dolore quando parli d’Amore, puoi dirci che valore ha nella tua vita questa parola? TSM: La parola amore è fondamentalmente inadeguata considerando l’ampiezza dell’emozione che si suppone dovrebbe contenere… quindi non sono un grande fan di quella parola. Il fatto che la stessa possa essere usata in riferimento ad un figlio o al proprio gelato preferito è semplicemente assurdo. P.B.: Tim, nel corso della tua carriera di musicista hai firmato contratti con diverse case discografiche: quanto i rapporti con loro hanno influenzato il tuo modo di far musica e di porti al pubblico? TSM: In passato controllavano molto di più, avevano maggiore potere ma era l’unico modo per fare musica. Ora, con i negozi di dischi praticamente inesistenti, hanno un potere molto minore, quindi io sono quello che sono è praticamente impossibile cambiare, tantomeno le case discografiche, ma con la compagnia giusta si collabora per fare il miglior prodotto possibile, come in qualsiasi sana partnership. P.B.: Cosa ne pensi di tutta la rivoluzione avvenuta in seguito e della musica on-line? E alle persone interessate ad ascoltarti, magari anche per la prima volta, vuoi indicare dove sono reperibili i tuoi album? TSM: Mi possono trovare su iTunes e YouTube, spero di realizzare il prossimo album anche in vinile. P:B.: Deve essere stato bello collaborare con Bruce Spreengsteen per il brano High hopes che avevi scritto con gli Havalinas negli anni ’90 pensando all’America. Parlacene se vuoi. E ad oggi quali sono diventate le grandi speranze di Tim Scott McConnell? TSM: Ho incontrato Bruce solo una volta, ci siamo seduti e abbiamo parlato di musica per un paio d’ore. Mi disse che gli piaceva High Hopes, ma non avevo idea che l’avrebbe registrata. Ne ero in realtà ignaro fino a quando Rolling Stone non mi contattò per un’intervista. Heh heh….se ho alte speranze? Questa è una domanda interessante. P.B.: L’ultima domanda Tim. Stai lavorando a qualcosa di nuovo? TSM: Si, ho registrato circa trenta nuove tracce…sto cercando il modo migliore per farle uscire P.B.: Grazie Tim per aver accettato questa intervista e averci regalato un po’ del tuo prezioso tempo. Ci auguriamo di vederti presto anche in Italia. Ciao. TSM: Grazie Patrizia, si spero di visitarla presto. Ciao Patrizia Beatini
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Intervista
a Valeria Cimò di Roberto Zanata WORMHOLES
Una performance audio-visiva di Roberto Zanata Processing
di Roberto Zanata |
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