Dalla pop art alla pop arch
Quando il pop ha iniziato ad essere nuova frontiera
Quando il pop ha iniziato ad essere nuova frontiera
Articolo di Ambra Benvenuto
L’influenza tra Pop Art e architettura non è una novità: il Pop ha inglobato l’architettura e molti architetti hanno incluso elementi pop nei propri progetti.
La Pop Art è una corrente artistica in cui viene posta particolare attenzione alla rappresentazione della realtà circostante. La prospettiva fresca e ironica di coloro che vi hanno aderito si traduce in colori accesi, talvolta quasi fluo, e pattern a righe e pois che rendono le opere riconoscibili da diversi metri di distanza. Lo sguardo degli artisti pop non ha risparmiato nulla, anzi, la capacità di guardarsi intorno ha permesso loro di rappresentare diversi interni. Più che giocare con geometrie e colori delle facciate, infatti, le opere di pop art di stampo architettonico riguardano l’interno delle abitazioni: oltre a camere da letto come Bedroom at Arles e salotti come The Living Room – entrambi di Roy Lichtestein, sono celebri anche rappresentazioni di bagni e cucine – si pensi a Bathtub 3 e Still Life no. 20 di Tom Wesselmann. Dal canto degli architetti, l’esempio più celebre è il collettivo Archigram – un gruppo avanguardista degli anni ‘60 formato da Peter Cook, Ron Herron, Mike Webb, David Greene e Warren Chalk. Osservando gli elaborati dei progetti utopistici di città come Instant City – una città-fiera della tecnologia mobile – o Plug-in-City – un insieme di cellule standard – si notano chiare influenze della corrente di Lichtestein e compagni. Operazioni del genere sono degne di attenzioni in quanto se ai suoi albori il movimento Pop intendeva includere il pubblico portando elementi della cultura e dell’immaginario popolare nell’arte, con Archigram ha avuto l’inizio di quel pensiero secondo il quale anche l’architettura appartiene al mondo dei mass media e può rivolgersi inclusivamente anche ai non addetti ai lavori. Il concetto di architettura come mass-medium è stato esplicitato in diversi saggi di Renato De Fusco. Nel testo Architettura come mass medium risulta chiaro che l’architettura non può essere considerata semplicemente come un’arte che risponde a una funzione. Nonostante la priorità dell’aspetto funzionale, è tempo di esplicitare la necessità di considerare l’architettura come mass medium, come un mezzo in grado di comunicare aspetti culturali, usi e costumi di un contesto. Il massimo grado di architettura come mass medium si ha quando gli edifici vengono piegati a scopi pubblicitari, aspetto preponderante in opere pop come Brillo Box (Soap Pads) di Warhol. Se la pop art ha avuto il merito di riuscire ad inglobare nei suoi colori accecanti gli elementi della cultura popolare per portarli su tela, attraverso uno status comunicativo di maggiore dignità l’architettura è in grado di buttare fuori con la stessa evidenza usi e paradossi dell’attuale società di massa. Ambra Benvenuto
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