Nell’ultimo decennio la musica detta d’avanguardia gode di uno stupefacente tipo di considerazione. Gli eventi riguardanti la musica elettroacustica ed elettronica diventano sempre più numerosi ed affollati da un pubblico sempre più corposo ed eterogeneo. Chiaramente, in contesti del genere non si può neanche pensare di poter dire ad alta voce che la musica elettronica è territorio anche di coloro che non vestono di nero e provano a raccontare anche qualcosa che non sia dolore. È infatti difficile essere presi sul serio qualora si provi ad affermare che quel guardare avanti si può tradurre anche in prodotti che nascono apertamente per essere consumati, senza che il grande artista di turno stia lì a raccontarsi – o peggio, a raccontare, a soddisfare la necessità di spiegare la sua arte – che tutta la musica prodotta sia frutto di una ricerca, di una riflessione e della voglia di far riflettere, di narrare.
Eventi come il Premio Nazionale delle Arti, svoltosi nei primi giorni di questo caldissimo luglio, hanno il merito di attirare a sé compositori ed esecutori delle nuove avanguardie, costringendo volenti o nolenti a tendere l’orecchio all’attualità di questo ormai maxi-contesto. Il problema inizia ad assumere un certo rilievo quando incontri ed eventi del genere rivelano al 90% la mancanza di voler guardare all’attualità di chi abita questo mondo, un mondo in cui è difficilissimo incontrare persone che costruiscono da sé strumenti (fisici o digitali che siano) per dire effettivamente qualcosa. Tutto sembra tradursi drammaticamente in un balbettio di grandi composizioni e tendenze del passato. Il pubblico, che spesso è in parte partecipante per la stessa voglia di darsi un tono di chi è sotto le fioche luci della ribalta, sta lì a tapparsi le orecchie quando i suoni diventano insopportabili e a controllare sul proprio smartphone quanto tempo manca alla liberazione, quando lo stesso non è piegato a immortalare suggestive location e strumenti preparati. Si pensa di meritare almeno un po’ di supporto in pollicioni e cuoricini. Ma attenzione, vietato distrarsi. Anzi, chiariamo meglio. Guai ad accostare la musica detta d’avanguardia alla distrazione. La distrazione è qualcosa che riguarda solo musica di serie B: radio e djset, per intenderci. È vero che eventi e festival con orari da discoteca agevolano il paragone con contesti pop, ma lì non si viene a contatto con ciò che dice la musica d’avanguardia proposta in ambienti di cui sopra. Dolore. Un suono profondo. Poi un suono così alto che sembra essere al limite con la soglia percepibile dall’orecchio umano. Ma questa è solo la migliore delle ipotesi, in quanto c’è la possibilità di incappare in composizioni con bisbigli mescolati a urla strazianti. In quei momenti si emula un passato di composizioni messe a punto da musicisti che sembrano aver prodotto un efficace riassunto di un’epoca effettivamente straziante e angosciante; un’epoca in cui sono state proprio le persone che l’hanno raccontata – anche tramite l’arte – in modo così efficace a vivere quello strazio. Non per interposto schermo. Nonostante anche l’epoca attuale presenti indubbiamente molti problemi, mentre premo le dita sulle orecchie per salvare i miei timpani, mi chiedo cosa sia, oggi, quel dolore incolmabile che la stragrande maggioranza dei compositori della cosiddetta musica d’avanguardia continuano ad avvertire in modo così lancinante. Ambra Benvenuto
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Francesco Panizzo. |
Intervista
a Valeria Cimò di Roberto Zanata WORMHOLES
Una performance audio-visiva di Roberto Zanata Processing
di Roberto Zanata |
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