Hi-Res, una questione di qualità
L’ascolto di qualità dipende dal dispositivo?
L’ascolto di qualità dipende dal dispositivo?
Articolo di Ambra Benvenuto
Ai veri audiofili la definizione di “Hi-fi” sembrerà vecchia come il cucco. Il futuro imminente è rappresentato dall’Hi-res: High Resolution.
Si sa, c’è feticismo per tutti i gusti. Se agli occhi sono concessi il 4k e immagini fin troppo realistiche, da diversi decenni gli uomini di scienza stanno lavorando per rendere il luogo un posto migliore anche per chi ha un orecchio in grado di captare le più sottili finezze sonore. Oggi, anche le orecchie possono usufruire dell’alta risoluzione. Chi è molto addentro a questi discorsi vorrà qualche numero: 24 bit e 192kHz sono la profondità in bit e la frequenza di campionamento di alcuni brani che nel corso del 2016 è stato possibile portare con sé in formato ultra-portatile. Il 2017 si è aperto con altri numeri: i kHz sono diventati 384 per i file PCM mentre gli MQA arrivano a 11.2MHz. PCM e MQA sono i file in cui la risoluzione dei brani è di ultra-qualità. Chi ascolta musica in formati digitali potrà usufruire di formati del genere con dispositivi adeguati. Dopo il fiasco del Pono, il music player ideato da Neil Young la cui qualità audio era praticamente al pari di un comunissimo smartphone, chi produce dispositivi del genere ha pensato bene di cogliere la sfida. Il Pioneer XDP-300R è il lettore che vanta circuiti audio e di amplificazione di ultima generazione. Di base, si possono riempire ben 32 giga di memoria. Considerando il peso di brani .flac e .alac, si tratta tutto sommato di poca cosa: per questo motivo è possibile alloggiare due microSD da 200 GB, così da portare con sé ben 432 gigabyte di musica. Un’altra possibilità è costituita dalla possibilità di trasmettere dati via Bluetooth e di ascoltare musica direttamente da internet, tramite WiFi. Proprio da quest’ultimo dato emerge la contraddizione di dotarsi di un dispositivo che permette di ascoltare minuzie di qualsiasi brandello di musica per poi riprodurvi prodotti di qualità non sempre eccelsa in partenza, nonostante servizi che garantiscono streaming a prova di audiofilo come Tidal. Prima di investire 650 euro in quello che tutto sommato è un lettore “mp3” potenziato, è bene porre qualche spunto di riflessione. Innanzitutto, in discorsi del genere viene troppo spesso trascurato il fatto che la “pulizia” del suono o il suo opposto, il low-fi, possono essere caratterizzanti di un tipo di musica: ha davvero senso riprodurre i Sex Pistols in impianti che promettono di far ascoltare il fruscio delle foglie in alta risoluzione? Ha davvero senso rimasterizzare in alta risoluzione brani pensati con un suono intenzionalmente sporco? La musica che viene prodotta è davvero all’altezza di rendere giustizia a dispositivi per l’ascolto così tecnologici? Bob Ludwig, l’ingegnere del suono che ha lavorato su musiche tanto dei Led Zeppelin quanto dei Daft Punk ha spiegato quanto la rimasterizzazione dei brani incida non solo sul prodotto iniziale ma anche nel tempo, rendendo le versioni di “migliore” qualità non sempre tali realmente. Ciò che è successo a chi ha provato il Pono Player di Neil Young è stato constatare piccoli miglioramenti del suono che non sono corrisposti alle aspettative promesse, quelle di una qualità strabiliante che sembrava potesse avere il potere di emozionare più di quanto la musica stessa non faccia già in realtà, a prescindere dalla risoluzione. Le ultime domande che suscitano la messa sul mercato di dispositivi Hi-res fanno riflettere sull’utilizzo di questi piccoli mattoncini magici. La riduzione di vinili e audiocassette in cd e poi in file ha reso possibile la riduzione di giradischi (e derivati), amplificatori e casse in piccoli lettori. Comodità a parte, ciò ha introdotto la possibilità di portare con sé i propri brani preferiti ovunque, destinando allo scopo una tasca e non una valigetta con dentro un giradischi portatile. Ma se nel proprio salotto o porzione della propria casa adibita all’ascolto ha senso predisporre il necessario perché si crede che ciò aiuti a calarsi interamente nella musica, ha senso comportarsi allo stesso modo nel momento in cui si piega la musica a distrazione per ingannare l’attesa di qualcosa o qualcuno? Ciò che i dispositivi Hi-Res mettono in discussione potrebbe riguardare la qualità dell’ascolto intesa non solo come miglioramento del formato dei file ma dell’attenzione che l’ascoltatore dedica agli stessi. Si sa, a questo concorre anche un buon paio di cuffie. Ma quello è un altro capitolo. Ambra Benvenuto
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