All’incirca una settimana fa è venuto a mancare George Martin.
Nonostante il produttore discografico britannico potesse vantare il soprannome di “quinto Beatle”, dopo la notizia della sua morte non sono stati pochi i fraintendimenti: buona parte del web era infatti convinta fosse morto lo scrittore George Raymond Richard Martin, autore della saga Game of Thrones. Probabilmente per buona parte delle nuove generazioni sarà quest’ultimo ad andare per la maggiore – ma per i seguaci del mondo della musica c’è un solo George Martin: George Henry Martin. Una di quelle figure che fa comprendere in maniera lampante quanto sia importante il ruolo di un produttore nella riuscita di piccoli capolavori della storia della musica pop. Il soprannome di “quinto Beatles” è stato ampiamente meritato da Martin dal momento che è stato lui ha produrre quasi tutti i pezzi del quartetto inglese. Qualche volta, inoltre, ha anche collaborato praticamente alla registrazione elaborando e suonando diverse parti strumentali in pezzi come Yesterday, Eleanor Rigby, Penny Lane. Nel corso della sua vita, Martin ha suonato sin da piccolo il pianoforte per poi studiare anche oboe. Nella sua formazione hanno avuto un ruolo significativo gli anni trascorsi alla Guidhall School of Music Drama. Lavorativamente, Martin ha iniziato presso il dipartimento di musica classica della BBC per poi proseguire presso EMI e Parlophone. “With the Beatles”. I pezzi dei FabFour che sono riusciti a decollare grazie a lui sono diventati tutti, a loro modo, “storici” e carissimi alle orecchie dei fan. Oltre a scelte stilistiche di grande peso in Love Me Do (la sostituzione di Ringo Starr con il turnista Andy White fu una sua idea) e Please Please Me (il pezzo riuscì grazie all’accelerazione ritmica suggerita da Martin), è bene ricordare che è sempre a Martin che si deve l’inconfondibile accordo iniziale di A Hard Day’s Night. Altra trovata di George Martin sono i piccoli tributi a Bach che si possono notare in diversi momenti di All You Need Is Love. Le conoscenze di musica classica e d’avanguardia di George Martin plasmano la colonna sonora di Yellow Submarine e i suoni “collaterali” grazie ai quali il circo di Mr Kite prende vita in Being For the Benefit of Mr Kite. Non a caso, l’album Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band è annoverato tra i capolavori del produttore (è disponibile anche una sua pubblicazione in proposito): oltre a quanto ricordato, Martin ha avuto un ruolo fondamentale nelle sovraincisioni di A Day In The Life. E che dire sul medley del lato B di Abbey Road? Le parti strumentali di Golden Slumbers, Carry That Weight e The End sono ancora una volta frutto dell’ingegno di Martin. Nonostante la fine ufficiale della carriera dei Beatles, comunque, nel 2006 Martin torna sui pezzi registrati insieme a loro per dare vita a LOVE, il disco che farà da colonna sonora allo spettacolo del Cirque du Soleil. La raccolta, mixata insieme al figlio Giles, è un lavoro suggestivo in cui è possibile ascoltare bozze e frammenti dei pezzi che hanno segnato la storia dei FabFour. Dopo i Beatles. Il lavoro di Martin non è legato esclusivamente ai Beatles. Il produttore ha messo le mani su altri progetti riusciti, come gli album Holiday degli America; Quartet degli Ultravox; No Place to Run degli Ufo. Allo stesso Martin si deve Vivi e lascia morire, colonna sonora del film di James Bond. Nonostante la collaborazione con altri musicisti, il rapporto avuto con i Beatles è stato esclusivo. La notizia della morte del produttore, infatti, è stata diffusa su Twitter proprio da Ringo Starr: “Dio benedica George, che riposi in pace, con amore a Judy e alla sua famiglia, Ringo e Barbara”. A queste parole, sono seguite quelle di Paul McCartney: “Il mondo ha perso un uomo davvero grande… per me era come un secondo padre”. Ambra Benvenuto
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