In principio fu il doppio singolo Flying to Berlin/ Husbands, fortemente voluto da John Best (manager dei Sigur Ros), a portare le Savages alla ribalta.
La band dalla front-woman francese formatasi in Inghilterra raggiunse in breve un’altra tappa di una serie di traguardi, con la pubblicazione del disco Silence Yourself, nel 2013. Si trattò di un album nominato ai Mercury Prize e giunto al diciannovesimo posto della UK Albums Chart. Al di là di nomination varie, Silence Yourself ebbe una buona accoglienza dall’ambiente musicale in generale e probabilmente è anche per questo motivo che il secondo album delle Savages, uscito il 22 gennaio 2016, è stato così atteso. Non poca curiosità destavano anche le annunciate collaborazioni con John Hostile e Trentemöller, il quale si è occupato del missaggio. L’imperativo che stavolta fa da titolo al disco è “Adore Life”. Tale obbiettivo lo si intende trasmettere tramite un genere che viene definito talvolta rage-punk, talvolta street and rage. Insomma, l’elemento sicuro è la rabbia, un’emozione che si traduce effettivamente in una grande grinta che contraddistingue entrambi i dischi delle Savages. Nonostante tutto ciò sia molto intrigante, c’è un “ma”. Se in Silence Yourself la grinta risultava genuina e riusciva ad arrivare agli ascoltatori che rispondevano conseguentemente con grande entusiasmo, in Adore Life qualcosa è andato storto. Ci si trova davanti a un prodotto che sembra aver perso tono, come se la volontà di voler replicare il successo del primo album abbia pilotato anche le scelte stilistiche, dando vita a un prodotto ben riuscito ma terribilmente piatto. Certo, i riff hanno un sound che non potrà non piacere agli amanti di band quali Joy Division, Swans, Nick Cave e Siouxie and the Banshees. Certo, la sezione ritmica è perfettamente oliata e fa camminare agevolmente buona parte dei brani. Tutto questo è indubbio, proprio come lo è il fatto che se una formazione musicale decide di produrre musica che scimmiotta i grandi del genere è destinata a finire presto nel dimenticatoio. Anche se pezzi come Evil, Sad Person, e T.I.W.Y.G. possono trovare posto in qualche buona playlist, “Adore Life” è tutto sommato un disco deludente. Ciò è dovuto al fatto che, parafrasando il titolo di un brano delle Savages, I need something new, c’è bisogno di ascoltare qualcosa di nuovo. Può essere detto anche in un modo già utilizzato, ma dev’essere nuovo – e questo disco non lo è. Se nel primo lavoro la band strizzava l’occhio alla new wave anni ’80 riuscendo comunque a farla propria, adesso non è altro che uno dei miliardi di gruppi emergenti che suona musica trita e ritrita spacciandola per nuova, riuscendo a illudere con successo solo l’ascoltatore con poche pretese. Ambra Benvenuto
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