È il Leone d’oro alla carriera, la compagnia Back to back theatre, australiana di Geelong in Victoria che dalla sua nascita nel 1987 approda oggi in questa 52ma edizione della Biennale teatro di Venezia, a comprimere i nostri oggi con forza nucleare con l’opera Food Court del 2008 con un accompagnamento musicale degno di nota, la band di culto australiana The Necks. Con il loro sonitus che evoca strali ancestrali con ancora fra le suole il crepitio tellurico degli antenati d’Australia pregno di riti semipagani, dopo una partenza musicale quieta, quasi in sordina, il gruppo ha poi incalzato per quasi tutta la durata dello spettacolo con i suoi timbri ossessivi lungo un crescendo di tensione musicale senza freno e volutamente ansiogeno, che si è riverberato nel contorcersi scricchiolante dei nervi e delle schiene fra gli spettatori.
Una provocazione legittimata dal messaggio corale della sceneggiatura voluta da Bruce Gladwin volta a farci riflettere sulle sensazioni e le emozioni che può vivere chi viene emarginato dal giudizio spocchioso quando no della violenza più becera dei più o dalla impossibilità di base per alcune persone di potersi integrare “normalmente” nelle società odierne. Già, perché la “disabilità”, termine che oggi è stato non addolcito ma giustamente sostituito con l’espressione di “diversa abilità” da chi ha maggiormente compreso la tematica, è sempre un tema caldo nell’arte, soprattutto nel teatro sociale, per il sociale. “In maniera diversa” dalle esibizioni della compagnia del Progetto Diversity che sotto la guida artistica del duo milanese DUPERDU, per capirci proveniente dalla scuola di Nanni Svampa, compagnia che annovera in scena 80 attori di diversa abilità, Back to Back Theatre con 6 interpreti, mette in scena un minimalismo asciutto nella stesura, dalla drammaturgia, alla sceneggiatura, all’impianto illuminotecnico e alla scenografia per comprimere nella fisiologia delle note e nella tensione generale dello spettacolo un messaggio per nulla asciutto, anzi pregno di effluvi alla taurina che le problematiche relazionali apportano e vengono affrontate da chi viene, appunto, emarginato. «Questa tensione fra manipolazione del potere e responsabilità è la forte tematica dei nostri lavori» dirà Scott Price, autore performer dello spettacolo. La compagnia australiana con Food Court non ci dice: “Ehi, va tutto bene, nonostante voi abbiate un problema con noi, siamo comunque dei bravi!”, no, il messaggio e più profondo e propedeutico: “L’umiliazione può essere anche tua, l’emarginazione la possiamo vivere tutti, domani potrebbe capitare a te, il potere non ha limiti quando esercita un abuso su chi ‘apparentemente è più debole’, riflettici!”. La narrazione, infatti, gravita attorno a una donna che subisce abusi e umiliazioni perché: “Wild animals will kill you” - “Gli animali selvaggi ti uccideranno”, come appare proiettato sullo sfondo di una scenografia volutamente esile e intima fra i suoi opachi chiaroscuri, ma verso una speranza di luce. Lo spirito del tempo, parafrasando crudamente la nostra attualità. La premiazione di questo leone istituzionale ben accorda l’arte, la società e il loro difficile di coesistere con la crisi del sopravvivere contemporaneo. Sempre abbandonato dai sussidi statali, il settore dell’arte si incrina lungo un dosso scosceso e rischia sempre più il tracollo della sua esistenza e della sua funzione. O meglio dire, si vede dove le valorizzazioni dell’arte avvengono e dove, invece, questa prassi non avviene. In un punto dello spettacolo va in scena la spoliazione di un’attrice. Nel gesto pare contrapporsi l’obbligo di sottostare ai soprusi della vita che le impongono di spogliarsi e la necessità di poter scandagliare la propria intimità nel mondo, in scena, e nonostante l’affronto, finalmente non obbligata dal volere del cosiddetto mondo dei normali che la vorrebbe a loro sottoposta, e quindi paradossalmente quasi per scelta personale. Un’audacia che solo chi affronta le proprie e altrui abissi può empatizzare nel proprio Sé. Con Food Court e non solo, la denuncia di Back to back theatre è quella di aprire a prospettive di integrazione verso ogni tipo di diversità, di esaltare anche nello spettatore una repulsione contro questa scena, non tanto per la nudità dell’attrice diversamente abile, ma per il modo in cui viene obbligata a esporre il proprio corpo, la propria intimità, umiliata, ancora paradossalmente, da chi in scena le è più simile. «Questo Leone d’oro è un così grande onore, ci fa sentire l’importanza del nostro lavoro e mi sento fortunato – dice un attore affetto da autismo -. Io ho dovuto superare il bullismo e molte discriminazioni, nella società in generale e a scuola, ma mai nell’arte». «Back to Back Theatre è sostenuto dalla Città di Greater Geelong, dal governo dello Stato di Victoria attraverso il programma Creative Victoria e dal governo australiano attraverso il programma Creative Australia. Un sostgno attivo e concreto per questa realtà artistica che già due anni fa era stata premiata con il prestigioso premio International Ibsen Award, il riconoscimento teatrale internazionale norvegese, assegnato annualmente alla carriera per individui e collettivi del teatro. La denuncia di Back to back theatre è quella di aprire a prospettive di integrazione verso ogni tipo di diversità, di esaltare anche nello spettatore una repulsione contro questa scena, non tanto per la nudità dell’attrice diversamente abile, ma per il modo in cui viene obbligata a esporre il proprio corpo, la propria intimità, umiliata tra l’altro da chi in scena le è più simile. «Le nostre paure, le puritane tolleranze, la cecità morale vengono soffiate via dalle fiabe crudeli dei mondi perigliosi dei Back to Back Theatre, dove la diversità è portatrice di amplificazione di conoscenza, di inclusione, per curare le deformità di consapevolezza di noi apparenti abili» scrivono i direttori artistici Ricci/Forte nella motivazione del Leone d’oro al gruppo australiano. Il teatro, questo “diversamente abile” della cultura della nostra attualità, si impone sulla sua emarginazione e questa edizione della Biennale teatro ce l’ha insegnato bene e in grande stile! Era necessario, fisiologico e attualissimo umore fra i tecnici di settore e i suoi fruitori. Francesco Panizzo
Anno/Durata: 2008, 60’ (prima italiana)
Uno spettacolo di: Mark Deans, Bruce Gladwin, Rita Halabarec, Nicki Holland, Sarah Mainwaring, Scott Price Regia, scene: Bruce Gladwin Interpretazione: Sarah Goninon, Simon Laherty, Sarah Mainwaring, Scott Price, Tamika Simpson Musica: The Necks: Chris Abrahams (piano), Lloyd Swanton (basso), Tony Buck (batteria) Scene: Mark Cuthbertson Disegno luci, direzione tecnica: Andrew Livingston, Bluebottle Animazione: Rhian Hinkley Sonorizzazione: Hugh Covill Costumi: Shio Otani Sostitute: Erin Kearns, Jessica Walker Fonico: Byron Scullin Direttrice di scena: Alana Hoggart Assistente direzione di scena: Jo Leishman Responsabile di produzione: Bao Ngouansavanh Manager compagnia: Erin Watson Produttori: Tanya Bennett, David Miller Direzione della produzione: Tim Stitz Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Gianluca de Fazio, Marco Maurizi, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Libera Aiello, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Nicola Candreva, Patrizia Beatini, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Davide Palmentiero, Maurizio Oliviero, Caterina Perrone, Nicola Bianchi, Gloria Chesi, Laura Talia, Francesco Panizzo. |
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