Francesco Filippelli pittore laureato in fisica, stupisce con le sue ricette alchemiche rilanciando un valore della tradizione delle grandi botteghe dei pittori dall’Umanesimo ai giorni nostri, Un attualità sempre più tecnologica non ha sconfortato il pittore partenopeo che rilancia un filo conduttore antico fino a rivoluzionare completamente la forma, il gusto, l’estetica e la funzione della pittura come la conoscevamo fino al suo approdo nell’arena delle consacrazioni rivoluzionarie del mondo dell’arte. Filippelli, infatti, non ha solo messo in discussione l’abbandono della funzione artistica tradizionale ma ne ha ridipinto l’esperienza, da quella vissuta dall’artista a quella di chi ne fruisce le opere.
Lo stesso concetto di permanenza statuaria dell’opera, con la sua schiera di ierofanti conservatori dell’originale, dell’assoluto, dell’immutabilità del reale artistico è fortemente destabilizzato. Lo stesso spettatore rimane senza ancore di salvataggio, dissipando i punti di riferimento attorno ai quali solitamente lo spettatore ricerca la possibilità di rimanere a bocca aperta, come San Giuseppe da Copertino. Ma è proprio scardinando questa antica tradizione, tradendola, come ho spesso incalzato mutuando dalla etimologia della parola tradizione, che ottiene davvero l’effetto di uno smarrimento produttivo in chi osserva le sue opere. La chimica: ne abbiamo viste di tutti i colori nel mondo dell’arte e in un’epoca in cui, con uno smarthphone (o “idiotphone”), tutti possono divertirsi a perculare gli artisti più improbabili o le loro opere meno comprese, vi sono le più stravaganti risultanze. Dalle più estreme produzioni artistiche, come quella dell’artista transumanista Stelarc, che attraverso il trapianto d’un orecchio all’interno del suo braccio sinistro, dove vi è inserito un trasmettitore che permette, in wireless a chiunque si registri al suo portale online, di ascoltare i suoni della sua vita, a quelle più banali anche se non superflue degli ‘‘artisti col sorriso’’ che adottano l’utilizzo di una siringa al posto del pennello, puntando così sull’eccentricità del mezzo per risaltare.
Filippelli, invece, studioso appassionato di chimica, ha imbastito una ricetta alchemica che permette ai suoi quadri di cambiare aspetto mentre li si osserva. I quadri di Filippelli, infatti, si trasformano grazie a una nuova tecnica pittorica che l’artista ha brevettato, i soggetti cambiano espressione, età o addirittura identità in 7 minuti se visti dal vivo. Fra le opere più iconiche che il pittore inserisce nel suo concetto di “Temporama alchemico” vi sono: Iddu, Glaciale Artico, Spirito nel Buio, Popeye the Sailor, O’ Principe Raimondo di Sangro, Riflesso allo specchio, XXI Secolo - Allegoria del Primo Ventennio. Il caso più emblematico di questa nuova espressione artistica, un’innovazione nel settore che mai prima era stata proposta, si erige, a mio avviso, nella sua opera Dorian Gray. Invecchia dentro, il Dorian di Wilde, fuori nessuno se ne può accorgere, a meno che non arrivi un Filippelli che evidenzi questa trasformazione da artista geniale qual è. “Niente si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma”: l’opera di Filippelli è la messa in scena delle trasformazioni, dello sfaldamento delle dimensioni temporali, l’invenzione prodigiosa di un nuovo modo di raffigurare le caratteristiche tipiche del reale attraverso i suoi soggetti. Trasfigurare per evidenziare l’immanenza del reale, trasformare per poi ancora identificare un fenomeno di invecchiamento, o ringiovanimento, comunque dei passaggi di stato della materia. È la svendita dell’anima di Dorian Gray che Oscar Wilde aveva celebrato nel suo famoso romanzo bohémien, i patti con un diavolo che faranno la fortuna del romanzo. Si espande questo desiderio di manifestare i fenomeni chimici della trasformazione, dal volto di Dorian, fino alla rosa che porta all’occhiello della giacca, come l’imbrattarsi di sangue della camicia del soggetto, diretta conseguenza dei crimini del personaggio di Wilde.
È il rito della trasposizione del fenomeno del deperimento della materia, la rosa che col tempo d’osservazione del quadro avvizzisce palesemente, assieme al volto di Gray. Un messaggio ulteriore quindi: i patti con il diavolo fanno sì marcire, ma anche la materia tutta subisce quest’influenza, tanto che pare anch’essa aver sottoscritto questo contratto mortifero. Ma non è il diavolo ad aver inventato la chimica e in questa operazione creativa vi è molto più di divino che di diabolico. Francesco Filippelli intende e afferma essere l’arte “un antidoto al solipsismo” e la sua opera “un parto spirituale”. L’artista partenopeo sarà sempre più annoverato fra gli inventori di uno stile, l’autore e il promulgatore di una scoperta scientifica dove la scienza si pone al servizio dell’arte e alle possibilità introspettive che donerà a chiunque approccerà dal vivo questo nuovo fenomeno artistico. Francesco Panizzo
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Fotografia
Un pittorialismo fotografico: l’arte di Francesco Ragno tra forme e geometrie. di Alessandro Rizzo L’art brut diventa arte grezza e
flusso di coscienza tempestoso nelle cromaticità visionarie di Marie-Claire Guyot. di Alessandro Rizzo L’immateriale nel blu immenso e universale
di Yves Klein. di Alessandro Rizzo |
Scrivono in PASSPARnous:
Bruno Benvenuto, Ubaldo Fadini, Tiziana Villani, Claudia Landolfi, Alfonso Amendola, Mario Tirino, Vincenzo Del Gaudio, Alessandra Di Matteo, Paulo Fernando Lévano, Enrico Pastore, Francesco Demitry, Sara Maddalena, Alessandro Rizzo, Gianluigi Mangiapane, Nicola Lonzi, Marco Bachini, Daniel Montigiani, Viviana Vacca, Fabio Treppiedi, Aldo Pardi, Daniele Vergni, Mariella Soldo, Martina Lo Conte, Fabiana Lupo, Roberto Zanata, Bruno Maderna, Silvia Migliaccio, Alessio Mida, Natalia Anzalone, Miso Rasic, Mohamed Khayat, Pietro Camarda, Tommaso Dati, Enrico Ratti, Ilaria Palomba, Davide Faraon, Martina Tempestini, Fabio Milazzo, Rosella Corda, Stefania Trotta, Manuel Fantoni, Marco Fioramanti, Matteo Aurelio, Giuseppe Bonaccorso, Rossana De Masi, Massimo Maria Auciello, Maria Chirico, Ambra Benvenuto, Valentina Volpi, Massimo Acciai, Marco Maurizi, Gianluca De Fazio, Daniele Guasco, Carmen Guarino, Claudio Kulesko, Fabrizio Cirillo, Francesca Izzi, Nicola Candreva, Antonio Mastrogiacomo, Giulia Vencato, Alessandro Baito, Margherita Landi, Mirjana Nardelli, Stefano Oricchio, Manlio Palmieri, Maria D’Ugo, Giovanni Ferrazzi, Francesco Ferrazzi, Luigi Prestinenza Puglisi, Maurizio Oliviero, Francis Kay, Bruna Monaco, Caterina Perrone, Nicola Bianchi, Gloria Chesi, Laura Talia, Francesco Panizzo.
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