VIA Castellana
Bandiera, Un film di Emma Dante
Articolo di Daniel Montigiani
|
|
Con Via Castellana Bandiera, presentato all’ultima mostra del cinema di Venezia che ha premiato una delle attrici protagoniste (l’ottuagenaria Elena Cotta) con la Coppa Volpi, la regista teatrale Emma Dante, qui alla sua prima prova cinematografica, dimostra come a volte sia facile partire dalla piattaforma di una situazione simile a un normale, quotidiano “nulla” per poi arrivare ben presto a un grottesco pieno e ben farcito. Palermo, mattina. Interno di una macchina. Al volante abbiamo Rosa (Emma Dante), palermitana trapiantata a Milano, che si sta recando non senza tensioni con la sua compagna milanese Clara (Alba Rohrwacher) al compleanno di un amico di quest’ultima.
Palermo, stessa mattina. Un’anziana signora (Samira, albanese trapiantata nella famiglia Calafiore) di un silenzio assolutamente duro, granitico e quasi minaccioso, di ritorno da una visita al cimitero, sta guidando con il resto della famiglia. Le due automobili, per assoluto caso, si ritrovano quasi improvvisamente nella Castellana Bandiera, una via di Palermo soffocata fra la montagna e il mare, talmente piccola, stretta che due macchine non riescono a passare nello stesso momento. Le due automobili, dunque, finiscono per ostruirsi il passaggio a vicenda. Sfortunatamente, Rosa non ha intenzione di tornare indietro per lasciar passare l’auto di Samira. Altrettanto sfortunatamente, Samira, al volante dall’altra parte, non ha intenzione di tornare indietro per lasciar passare Rosa. Chi cederà per prima?
Palermo, stessa mattina. Un’anziana signora (Samira, albanese trapiantata nella famiglia Calafiore) di un silenzio assolutamente duro, granitico e quasi minaccioso, di ritorno da una visita al cimitero, sta guidando con il resto della famiglia. Le due automobili, per assoluto caso, si ritrovano quasi improvvisamente nella Castellana Bandiera, una via di Palermo soffocata fra la montagna e il mare, talmente piccola, stretta che due macchine non riescono a passare nello stesso momento. Le due automobili, dunque, finiscono per ostruirsi il passaggio a vicenda. Sfortunatamente, Rosa non ha intenzione di tornare indietro per lasciar passare l’auto di Samira. Altrettanto sfortunatamente, Samira, al volante dall’altra parte, non ha intenzione di tornare indietro per lasciar passare Rosa. Chi cederà per prima?
Questa sorta di ammonimento che la Dante sembra applicare all’assoluto principio del film è privo di dialoghi e di parole, muto, ma non certo per questo senza una carica di potenza e vaga minacciosità: si tratta di una tagliente, precisa ripresa di una porzione di mare osservato dal punto di vista del finestrino di una macchina che scorre rapida e indifferente su una sorta di superstrada. In questo modo, tramite questo fotogramma, dunque, il mare è, rappresenta e mostra soltanto un’apparente vastità, un’apparente ampiezza, un’apparente libertà, essendo la sua presenza parzialmente castrata, otturata, coperta dai vari elementi della strada. La Dante, dunque, in maniera finemente e glacialmente indiretta utilizza tale immagine, tale visione come ottimo e inaspettato strumento prolettico, anticipatore della situazione (in)castrante e soffocante in cui le tre donne ben presto si troveranno, a causa della “anarchica” Via Castellana Bandiera, ma anche a causa del loro orgoglio e ottusità quasi assurdi nel non voler fare un semplice e sano retromarcia.
La regista, con inquadrature “poco spaziose”, decide volontariamente dei mostrare una Palermo non riconoscibile, priva di monumenti e del famoso centro storico; con forza non indifferente la pellicola fa emergere una Palermo (ma potremmo anche allargarci e dire direttamente “una Sicilia”) che, per quanto solare, risulta mortifera (e non soltanto per la sequenza del cimitero), soffocante nel danzare eccessivo anche dei dettagli più apparentemente immobili e insignificanti.
Quasi paradossalmente, l’eccesso degli avvenimenti mostrati e narrati è diligentemente accompagnato e persino fortificato da una regia suggerita, appena accennata, priva di vere e proprie “bravure”. L’uso della macchina da presa è perlopiù privo di fascino virtuosistico, quasi impercettibile, ma, almeno in questo caso e almeno in questo film, proprio per questo efficace: oltre all’ottimo piano-sequenza finale ben saturo di ambiguità e di sospensione (probabilmente il miglior momento dell’intero film), da notare la buona riuscita del montaggio alternato delle due macchine delle protagoniste che stanno involontariamente per incontrarsi-scontrarsi nella “fatale via”, ma anche i vari campo/controcampo usati durante lo scontro, di per sé semplici, ma, nella loro “banale” essenzialità e immediatezza, importanti per il loro contenuto, per ciò che mostrano: durante l’immobile ma feroce incontro fra le due macchine ferme nella “maledetta” Via Castellana, infatti, tali campo/controcampo mostrano gli ottimi, tragicomici scontri di occhiate, di sguardi fra il personaggio interpretato da Emma Dante e l’“anziana muta” capaci di trasformare tali semplici, agguerrite occhiate in una specie di tensione da duello western che precede di poco la sparatoria finale.
La regista, con inquadrature “poco spaziose”, decide volontariamente dei mostrare una Palermo non riconoscibile, priva di monumenti e del famoso centro storico; con forza non indifferente la pellicola fa emergere una Palermo (ma potremmo anche allargarci e dire direttamente “una Sicilia”) che, per quanto solare, risulta mortifera (e non soltanto per la sequenza del cimitero), soffocante nel danzare eccessivo anche dei dettagli più apparentemente immobili e insignificanti.
Quasi paradossalmente, l’eccesso degli avvenimenti mostrati e narrati è diligentemente accompagnato e persino fortificato da una regia suggerita, appena accennata, priva di vere e proprie “bravure”. L’uso della macchina da presa è perlopiù privo di fascino virtuosistico, quasi impercettibile, ma, almeno in questo caso e almeno in questo film, proprio per questo efficace: oltre all’ottimo piano-sequenza finale ben saturo di ambiguità e di sospensione (probabilmente il miglior momento dell’intero film), da notare la buona riuscita del montaggio alternato delle due macchine delle protagoniste che stanno involontariamente per incontrarsi-scontrarsi nella “fatale via”, ma anche i vari campo/controcampo usati durante lo scontro, di per sé semplici, ma, nella loro “banale” essenzialità e immediatezza, importanti per il loro contenuto, per ciò che mostrano: durante l’immobile ma feroce incontro fra le due macchine ferme nella “maledetta” Via Castellana, infatti, tali campo/controcampo mostrano gli ottimi, tragicomici scontri di occhiate, di sguardi fra il personaggio interpretato da Emma Dante e l’“anziana muta” capaci di trasformare tali semplici, agguerrite occhiate in una specie di tensione da duello western che precede di poco la sparatoria finale.
Interessante è anche l’uso dal sapore sovversivo dello spazio: il progressivo soffocamento da parte degli interni delle due automobili operato sulle tre donne fa sì che il piccolo spazio delle due macchine “in guerra” finisca per assomigliare a un luogo a parte, a una piccola stanza separata dal resto della via, della zona.
|
La Dante proviene dal teatro, particolarità che sembra lasciarsi più che intravedere. Lo spazio della Via Castellana Bandiera, a causa dello scontro-incontro di ore e ore fra le due ottuse macchine, si trasforma con rapida progressività in un piccolo ma pesantemente brulicante palcoscenico-arena con tanto di “spettatori” che si riuniscono lì attorno al suo invisibile perimetro o che assistono direttamente allo “spettacolo” comodamente dai “palchetti-terrazze” delle loro abitazioni. La regista, tuttavia, forse talvolta troppo presa dalla spinta conduzione dell’atmosfera delle tre donne e delle due automobili in guerra, si perde non poco, lasciando involontariamente che l’affascinante riuscita e quasi ipnotica pesantezza causata dalla grottesca situazione si trasformi, purtroppo, in una pesantezza fine a se stessa, una pesantezza dell’esperienza della visione vera e propria.
Ad ogni modo, nel complesso il film ha sufficiente ampiezza di fascino per potersi tranquillamente permettere di farsi interpretare (anche) come un interessante insieme di metafore, di domande-metafore che riguardano la sessualità, l’omofobia, i rapporti di coppia (del resto, nonostante lo “shock” della situazione”, la coppia di fidanzate si ritrova e si riappacifica, quasi come se questo sgradevolmente bizzarro avvenimento prendesse le sembianze di una catarsi purificatrice), l’ambiguità della lotta (quale delle due “fazioni”, in realtà, esce vincitrice alla fine?).
Ad ogni modo, nel complesso il film ha sufficiente ampiezza di fascino per potersi tranquillamente permettere di farsi interpretare (anche) come un interessante insieme di metafore, di domande-metafore che riguardano la sessualità, l’omofobia, i rapporti di coppia (del resto, nonostante lo “shock” della situazione”, la coppia di fidanzate si ritrova e si riappacifica, quasi come se questo sgradevolmente bizzarro avvenimento prendesse le sembianze di una catarsi purificatrice), l’ambiguità della lotta (quale delle due “fazioni”, in realtà, esce vincitrice alla fine?).
Daniel Montigiani
Sezione
Revue Cinema diretta da Daniel Montigiani Sezione
Trickster diretta da Alessandro Rizzo Sezione
Reportages diretta da Davide Faraon |
Sezione
Psychodream Review diretta da Viviana Vacca e Francesco Panizzo Sezione
Apparizioni diretta da Martina Tempestini Sezione
Archivio diretta dalla redazione di PASSPARnous |
Sezione
Musikanten diretta da Roberto Zanata Sezione
Witz diretta da Sara Maddalena Sezione
Eventi diretta dalla redazione di PASSPARnous |
|
Vuoi diventare pubblicista presso la nostra rivista?
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
sottoscrivi il bando. Accedi al link dall’immagine sottostante.
Click here to edit.
Vuoi entrare nella redazione di Edizioni Psychodream,
o collaborare con Psychodream Theater?
Direttore: Francesco Luigi Panizzo | Francesco.panizzo@gmail.com
Responsabili di redazione: Viviana Vacca | Silverio Zanobetti | Daniel Montigiani | Alessandro Rizzo | Martina Tempestini |
Roberto Zanata | Davide Faraon | Fabio Treppiedi
Per affiliazioni pubblicitarie | Edizionipsychodream@gmail.com
Per collaborazioni e progetti | Psychodreamtheater@gmail.com
Tutti i contenuti di questo sito possono essere utilizzati da altri media e siti internet, giornali o televisioni con la clausola
di esporre a citazione, tramite il seguente link, la Edizioni Psychodream oppure la pagina di riferimento.
Per info: ooooooooooooooooooooooooo
Edizionipsychodream@gmail.com
Psychodreamtheater@gmail.com
Psychodream Theater - © 2012 Tutti i
diritti riservati