Leggere quasi mai è inutile: il titolo di questo articolo è provocatorio. Talvolta però può essere non tanto inutile quanto addirittura dannoso, se non si hanno gli strumenti intellettuali per distinguere le cazzate dai contenuti basati sul buonsenso. I lettori più a rischio sono proprio i bambini; non perché siano stupidi, ma perché non hanno ancora il bagaglio di vissuto e di letture “giuste” alle spalle per formarsi uno spirito critico che li difenda. In altre parole, sono manipolabili; e gli adulti se ne approfittano.
Se davvero si vuole provare il brivido dei “libri orrendi” non è necessario cercare in libreria (o al libero scambio) la spazzatura firmata da politici e calciatori (scritta dal ghost writer di turno), i vari Harmony, le puttanate sentimentali per adolescenti o per casalinghe disperate, o i thriller prodotti in serie – con la abbondanza di sesso e violenza gratuita – da autori nostrani o stranieri. Per trovare roba veramente orrida, se proprio vi volete fare del male e indignarvi sul serio, cercate tra i testi scolastici delle elementari adottati negli anni Sessanta-Settanta dello scorso secolo. Lì si che c’è da farsi venire il vomito e l’orticaria! Io ne ho avuto un ampio assaggio leggendo un libro-inchiesta uscito proprio in quegli anni, che riporta ampi stralci, suddivisi per argomento (la Patria, la Famiglia, il Lavoro, Dio, i Santi, eccetera) dai libri di scuola dati in mano ai bambini della generazione precedente alla mia. In Il leggere inutile – il titolo è azzeccatissimo – c’è da sbizzarrirsi. Si parla di leggere “inutile” dalla parte ovviamente dei destinatari impuberi, ma “utilissimo” dalla parte di chi ha ideato e fatto adottare tali testi e vuole formare il suddito perfetto: autori che sarebbero piaciuti molto a Mussolini, ai cattolici più bigotti e fondamentalisti e in genere ai nemici del pensiero autonomo. Libri pensati per trasformare bambini e bambini in tanti bravi soldatini ubbidienti e in brave mammine subordinate al marito e al prete. Attraverso brani che farebbero arrossire un lettore dotato di un normale QI, scopriamo le caratteristiche dell’uomo e della donna ideali a cui il bambino e la bambina dovrebbero aspirare ad assomigliare. L’uomo deve essere subordinato a qualsiasi autorità, in modo militaresco; deve amare la bandiera italiana, il suo superiore, il suo lavoro (per quanto alienante esso sia); da bambino intanto si alleni a sottomettersi ai genitori e alla maestra (che è una seconda mamma). Le donne invece devono essere casalinghe e mamme perfette, modelli di castità e fedeltà coniugale, di sacrificio e di rinuncia a qualsiasi aspirazione intellettuale o di parità con l’uomo. Insomma, avete presente quella geniale canzone di Edoardo Bennato In fila per tre[1]? Ecco, a quei livelli lì. Oggi un’antologia di bischerate simili fa sorridere, se non proprio ridere, oltre a inorridire. I testi scolastici si sono per fortuna evoluti, adeguati ai tempi (ma siamo ben lontani dall’istruzione ideale, così almeno come la concepisco io – si veda il mio racconto-saggio La nevicata[2]) e se ancora oggi permane un nozionismo diffuso, declinato magari in chiave multimediale e digitale, almeno certi “valori” filofascisti non si trovano più, almeno non in modo così palese. I curatori di Il leggere inutile auspicano, alla fine di questa sconsolante excursus nella “stupideria” scolastica, la produzione e l’adozione di testi più “utili” ai giovani studenti, che incoraggino lo spirito critico e il libero pensiero, rendendoli cittadini sì rispettosi delle leggi e del prossimo, ma anche dotati di buonsenso e di un cervello che funzioni in proprio e non venga diretto da altri. Insomma di formare uomini e donne degni di questo nome, e non burattini esaltati, omofobi, razzisti, bigotti e guerrafondai, di cui purtroppo il mondo abbonda (così come l’elettorato italiano, visti i risultati delle ultime elezioni…). Leggere, dicevo, può essere molto utile; ma non dovrebbe essere obbligatorio. Penso che l’alfabetizzazione sia un diritto-dovere fondamentale, almeno al livello si saper leggere e scrivere, ma penso anche che i percorsi di lettura dovrebbero essere scelti individualmente, senza imposizioni esterne, così come teorizzava anche Daniel Pennac[3] - «leggere è un verbo che non ammette l’imperativo» e «uno dei diritti del lettore è anche quello di non leggere» - altrimenti non si farà altro che far odiare la lettura ai bambini. Vero che questi potrebbero poi riscoprire per proprio conto il piacere di leggere un libro, una volta cresciuti e sfuggiti all’obbligo scolastico, come è successo al sottoscritto: ma anche se non si diventa lettori si può benissimo diventare brave persone, perfino felici. Massimo Acciai Baggiani
Bibliografia:
Note: [1] Tra l’altro contemporanea a Il leggere inutile. [2] In Acciai M., La nevicata e altri racconti, Tolentino, Edizioni Montag, 2013. [3] Pennac D., Come un romanzo, Milano, Feltrinelli, 2015. Vedi anche Acciai M., Leggere, ovvero il decalogo del lettore onnivoro, in Segreti di Pulcinella n. 48 (ottobre 2015), http://www.segretidipulcinella.it/sdp48/let_17.htm
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